martedì 29 novembre 2011

Le sorprese non finiscono mai

In questa nostra avventura (o disavventura, fate voi...) i colpi di scena certo non mancano. Proprio ora che avevamo ripreso i "ritmi italiani", sicuri di dover aspettare un bel po' di tempo prima di ripiombare nel video gioco ucraino, giunge da Kiev - via Vicenza - una nuova notizia che cambia per l'ennesima volta le carte in tavola: l'udienza di appello è stata fissata il 6 dicembre prossimo!!! Dopo un iniziale stato di confusione e disorientamento, abbiamo di nuovo stravolto i nostri programmi (specie quelli professionali) e ci siamo immediatamente attivati per organizzare la partenza (la terza per Paola, la quarta per Matteo). Il volo è prenotato per domenica prossima: ancora non sappiamo se riusciremo a fare un passaggio da Vova prima dell'udienza, ma la speranza è di regalare al cucciolo di cosacco una sorpresona coi fiocchi (è pur sempre San Nicolò) prima di presentarci in aula per l'ultimo atto di questa strana vicenda. La notizia dell'appello il 6 dicembre è inaspettata e positiva perché, comunque vada a finire, è bene giungere presto all'epilogo. Visti i precedenti il nostro stato d'animo è orientato al "basso profilo" e ad un atteggiamento cauto e prudente. Non possiamo tuttavia rinunciare al blog e al nostro personalissimo (mica tanto...) diario, che continuerà ad accompagnarci e accompagnarvi in un viaggio che non si è mai interrotto. Si ricomincia amici: a noi i post, a voi i commenti, al destino il finale.

sabato 19 novembre 2011

Si continua a combattere

Eccoci di nuovo qui, a raccogliere l'invito di molti a mantenere vivo il blog, almeno per segnalare novità o notizie essenziali. Ci siamo resi conto che dall'Italia è molto più difficile scrivere, assorbiti come siamo dagli impegni di lavoro, dagli affetti e dalla cucina (uno dei due - non diremo chi - ha particolarmente patito la lontananza dai fornelli...). La prima domenica a casa l'abbiamo trascorsa in compagni di Giorgia e Fabio: un pranzetto come si deve, alla friulana, tante chiacchiere sul senso delle cose, del buon vino qua e là, diversi brindisi alla sfiga che ci ha perseguitato nelle nostre esperienze ucraine. Una sintonia non comune, che Giorgia ha descritto molto bene nel suo blog (al quale vi rimandiamo).
Nel frattempo lunedì scorso sono uscite le motivazioni della sentenza: leggerle è stato come ricevere un pugno nello stomaco (non ne abbiamo prese abbastanza?) perchè il giudice ha confermato, senza alcun ritegno, la linea intrapresa in dibattimento. E' vero, c'era da aspettarselo: difficile immaginare un improvviso cambiamento di rotta. Il fatto è che se un giudice può scrivere ciò che gli pare in una motivazione, comprese le sue opinioni personali e interpretazioni arbitrarie che non tengono fede delle testimonianze, allora c'è poco da stare allegri visto che in un modo o nell'altro dovremo ancora confrontarci con il diritto ucraino e con i suoi "controllori". Due esempi su tutti: il giudice scrive che l'opinione di Vova non può essere presa in considerazione, perchè il bambino ha una diagnosi di ritardo cognitivo. Perchè, allora, ha preteso che il bambino fosse presente in aula per tutte e quattro le sedute? E che dire del certificato psichiatrico che lui stesso (il giudice) ha preteso in sede di pre-udienza? E non era proprio quel certificato che eliminava la diagnosi di ritardo cognitivo? In secondo luogo, nelle conclusioni il giudice scrive che il parere del suo tribunale è che i bambini ucraini debbano essere affidati a famiglie ucraine e che l'adozione internazionale dovrebbe essere una rara eccezione. Ma questa è una sua opinione. Da quando in qua si includono pareri personali nelle motivazioni di una sentenza? Insomma, ce n'è da contestare... Il nostro giudice di fiducia Eugenio (che nobilita una categoria che altrimenti... beh, lasciamo perdere....) alla lettura della sentenza ha usato questa espressione: "un suicidio professionale". Già, peccato che tale sarebbe in Italia. Ma in Ucraina? Ovviamente noi riteniamo che la sentenza sia contestabile e attaccabile, per cui, come promesso, non smetteremo di combattere. Abbiamo già dato mandato agli avvocati di presentare ricorso in appello e stiamo definendo la strategia per le prossime tappe. Di positivo c'è che cambieremo senz'altro giudice e città (da Luboml si va a Lyutsk), di negativo c'è che il procuratore (quello che ci ha pugnalato alle spalle) sarà lo stesso. I tempi, purtroppo, ci sono ancora ignoti: si parla di un paio di mesi (gennaio o febbraio). Probabilità di riuscita? Anche questo non lo sappiamo, perchè l'esperienza ormai insegna che in Ucraina non esiste la certezza del diritto, ma solo l'inclinazione più o meno favorevole del giudice. Ne abbiamo già incontrato uno spudoratamente fazioso... ora vedremo cosa ci riserverà il destino. Ad ogni modo la nostra determinazione non cala, pronti a dare battaglia fino a quando la legge ci consentirà uno spiraglio, un appiglio. Vova è là che ci aspetta, a modo suo sereno, e ci ha già fatto sapere cosa vuole per Natale. Lo accontenteremo ci certo, non è una richiesta pretenziosa. Ma se invece della slitta e delle renne Babbo Natale fosse alla guida di un pullman... con dentro un condominio intero? Salghino, siori, salghino: le iscrizioni sono aperte!!!

giovedì 10 novembre 2011

Siamo a casa

Ecco. Siamo a casa.  Siamo stati accolti dal vostro abbraccio virtuale (50 commenti  … incredibile)  e dall’affetto dei nostri familiari; incontrandoli abbiamo capito che vivere la nostra storia da lontano per qualcuno è stato dolorosissimo: anche questo non è giusto. Le persone che ci vogliono bene hanno portato sul cuore un peso enorme forse più grande di quello che abbiamo dovuto portare noi che almeno eravamo lì a combattere. Adesso ci dedicheremo un po’ a loro, a voi; vogliamo che sappiate che questo pezzo di strada così faticoso non ci ha annientato. Siamo pronti a ricominciare il cammino carichi di un’esperienza che ci ha allo stesso tempo donato e rubato tanto. Ci ha donato una nuova consapevolezza sui noi stessi: abbiamo sbattuto la faccia contro i nostri limiti e ci siamo sempre rialzati scoprendo via via le nostre risorse individuali e di coppia; ci ha donato un condominio di sorprese e certezze; ci ha donato gli occhi di un bambino fortissimo che ci ha fatto morire prima di lasciarsi andare a noi e che ci ha fatto morire di nuovo quando abbiamo dovuto salutarlo ieri. Lui invece va avanti sempre a testa alta con la spensieratezza di chi sa che nella vita le cose bisogna viverle nel momento in cui succedono. Mentre cercavamo di spiegargli che saremo tornati in Italia “per tanti, tanti giorni”, lui ci guardava con l’aria di chi sta pensando: “si, ma adesso siete qui … giochiamo e basta”! Cerchiamo di attingere da questa ingenua saggezza quello che ci serve per provare a continuare il cammino. Lunedì il nostro avvocato ritirerà la sentenza e ogni decisione su un eventuale appello è rimandata a quel momento. Ma adesso siamo qui con voi a casa e non vediamo l’ora di abbracciarvi per davvero (aspettatevi delle convocazioni per riunioni condominiali – magari a gruppi, suddivisi per “scale”).

martedì 8 novembre 2011

Il complotto

Quante volte abbiamo immaginato questo post... lo abbiamo sognato. Abbiamo sperato che in un modo o nell'altro anche il blog, come la nostra disavventura, avesse una pagina conclusiva con un lieto fine. "E vissero tutti felici e contenti..." doveva essere l'unica certezza di questo viaggio e del suo diario: tutto il resto lo avrebbero scritto gli eventi, i fatti, gli episodi. Invece ci troviamo qui, affranti, a cercare parole opportune - semmai ce ne fossero - per chiudere questo nostro racconto iniziato, ironia della sorte, esattamente tre mesi fa. Nessuno avrebbe mai immaginato l'incubo che ci è toccato vivere e nessuno - forse nemmeno noi - si sarebbe aspettato che potesse accadere per davvero. Ma è accaduto: sentenza NEGATIVA.
E' vero: in qualche modo eravamo preparati e avevamo tentato di preparare anche voi. Per certi versi era nell'aria... Ma quanto ci è toccato vivere oggi è andato ben al di là di ogni crudeltà, perché hanno voluto tenerci sulla graticola fino all'ultimo e, peggio, hanno alimentato false speranze fino al colpo di scena finale.
La giornata di ieri è stata surreale e straordinaria assieme. Avevamo deciso di giocarci le ultime carte e così abbiamo fatto, andando a trovare la nonna di Vova in un villaggio sperduto. Abbiamo trascorso più di un'ora con lei, abbiamo bevuto il latte della sua mucca, abbiamo promesso che non avremmo mai interrotto i contatti. Non contenti, abbiamo incontrato anche la figlia (sarebbe la zia di Vova): siamo andati a trovarla a casa, a Lyutsk, ci siamo intrattenuti a parlare anche con lei. 400 km di viaggio in tutto, una giornata intera in macchina, per assicurarci che nessuno avesse intenzioni serie di adottare Vova. Di più: abbiamo ottenuto il loro consenso a condizione che fosse Vova in persona a dire di voler venire in Italia e con il rinnovo della promessa che avremmo mantenuto i rapporti.
L'udienza di oggi si è aperta con la testimonianza delle maestre del primo istituto di Vova, che hanno confermato come nessuno - fatta eccezione per una visita della nonna avvenuta ancora nel 2010 - si fosse mai interessato al bambino. Poi è stata data la parola al direttore dell'istituto attuale, il quale ha confermato il suo parere favorevole all'adozione, dilungandosi in un discorso commovente sull'importanza della famiglia per un bambino e sull'influenza positiva che la nostra presenza ha avuto sul piccolo.
Dopo 4 udienze e oltre un mese di dibattimento, il giudice ha finalmente dato la parola a Vova, affermando che si entrava nel momento decisivo e più importante della vicenda processuale. Il nostro cucciolo di cosacco, a domanda precisa si è alzato in piedi, ha guardato in faccia il giudice e ha fermamente risposto di voler andare in Italia con papà Matteo e mamma Paola. Tutti - ci è sembrato perfino il giudice - hanno tirato un sospiro di sollievo, come se quell'affermazione, innocente ma autentica, fosse sufficiente a spazzare via tutte le difficoltà incontrare finora. Anche la nonna e la zia di Vova, presenti in aula, non hanno battuto ciglio. Giorgio, il nostro referente e interprete, ci ha stretto il braccio, in segno evidente di soddisfazione per la piega presa dal processo. E invece...
Il procuratore, che fino a oggi ci era parsa persona a modo e sensibile alla nostra istanza, ha chiesto una pausa di 5 minuti e si è precipitata a telefonare con il cellulare in corridoio. Sul momento non abbiamo capito cosa stesse accadendo, eravamo ancora euforici per la grande prova di determinazione del nostro cucciolo di cosacco. Quando l'udienza è ripresa c'è stato giusto il tempo di ascoltare le dichiarazioni finali: le nostre, quelle dei servizi sociali, quelle dell'istituto, ovviamente tutte coerenti fra loro e in linea con con quanto accaduto. Poi ha preso la parola il procuratore: dopo aver confermato la regolarità della nostra documentazione, dopo aver sottolineato la positività del rapporto fra noi e il bambino, dopo aver preso atto della volontà di Vova, ha evidenziato "difetti" nel lavoro svolto dai servizi sociali, che non avrebbero rilevato importanti (?) legami familiari che invece sono emersi in corso di processo. Ha dunque concluso il suo intervento esprimendo parere negativo alla nostra istanza e invitando la corte a prendere in considerazione un eventuale affido/tutela/adozione da parte della nonna. Siamo rimasti esterrefatti da questo improvviso cambiamento di rotta da parte del procuratore, convinti, a questo punto, che si sia trattato di un fantoccio mosso in realtà da qualcun altro (ecco spiegata la famosa telefonata nei 5 minuti di pausa). Il giudice, dopo oltre mezz'ora di camera di consiglio, ha solo dovuto confezionare il pacco, decretando la sua sentenza, che respinge la nostra domanda di adozione e accoglie i rilievi del procuratore.
Che si sia trattato di un complotto studiato a tavolino è nella cronaca dei fatti. La determinazione di Vova e l'atteggiamento mansueto di nonna e zia hanno solo scombinato i piani, costringendo i nostri aguzzini al "piano B". Ma la sentenza, in realtà, era già scritta. E forse da diverso tempo.
Amici, consideriamo quanto accaduto di una gravità inaudita. Non si tratta solamente di un'ingiustizia nei nostri confronti o, cosa ancora più grave, nei confronti di un bambino. Riteniamo che in questa farsa si siano palesate irregolarità, stranezze, pregiudizi, ostruzionismi che non possono essere taciuti e che non appartengono a uno stato di diritto. Vedremo in quali sedi e con quali strumenti sarà possibile denunciare "istituzionalmente" ciò che oggi vi scriviamo sulla scia dell'emozione. Ora, a poche ore dall'accaduto, non diamo nulla per scontato: le decisioni importanti devono essere prese a bocce ferme o dopo opportuni consulti.
Fin d'ora, tuttavia, siamo certi di aver subito la più grande ingiustizia della nostra vita. Ci conforta sapere che la nostra rete di affetti è forte e vasta. Quest'esperienza assurda ci ha però confermato quanto preziose e genuine siano le nostre relazioni: non dimenticheremo mai il bene che ci avete regalato in questi tre mesi e già domani faremo il possibile per portarne una bella fetta anche a Vova. Proveremo a spiegargli che un condominio intero lo ha aiutato a riprendersi la sua infanzia e lo sosterrà sempre, con il pensiero o con la preghiera. L'amore che abbiamo ricevuto noi, attraverso commenti, citazioni, preghiere, canzoni e poesie rimane un tesoro inestimabile che non ci porterà via nessuno e che ci servirà senz'altro per ripartire ancora, senza rimpianti, e continuare il viaggio. Ovunque ci condurrà la strada...

domenica 6 novembre 2011

Ci siamo

Carissimi,
quella di domani sarà una giornata intensa, anche emotivamente. Qui a Kovel arriverà Giorgio, il nostro referente "capo": dovremo girare un po', fra servizi sociali, tribunale, istituto e poi chissà dove alla ricerca di qualche contatto utile a districare la matassa. Saranno le ultime carte che possiamo giocare in questa complicata partita e già sappiamo che rappresentano un tentativo disperato, ma va comunque fatto.
Per tutte queste ragioni domani, vigilia dell'udienza, difficilmente riusciremo a postare qualcosa. Lo facciamo allora oggi. A Kovel è una domenica grigia e freddina, che trascorreremo quasi interamente in albergo. Non potremo nemmeno fare la nostra consueta visita a Vova perchè Viktor ha un altro impegno e non può proprio accompagnarci a Golodny. Ce ne staremo rintanati in camera, sperando che il collegamento Internet tenga a sufficienza per qualche chiamata su Skype e, perché no, per tentare di vedere la partita dell'Udinese in streaming (esperimento già riuscito qualche giorno fa...).
Teoricamente l'udienza di martedì dovrebbe concludere la nostra vicenda giudiziaria a Luboml (il condizionale è d'obbligo). In questi ultimi giorni abbiamo tentato di muovere tutto ciò che potevamo, dall'ambasciata alla CAI (la commissione governativa per le adozioni internazionali), ma tutti ci riferiscono che non c'è alcuna possibilità di interferire con l'autonomia di giudizio di un tribunale ucraino. Siamo dunque nelle mani del giudice: per il comportamento avuto finora, martedì ci attendiamo una sentenza negativa, a meno che non accada qualche insperato evento che possa cambiare le sorti del procedimento. Eventuali decisioni sul prosieguo (appello o rinuncia definitiva) le prenderemo solamente a giudizio avvenuto, confermando fin d'ora che è nostra intenzione tentare qualsiasi soluzione per portare in Italia questo bambino. Dobbiamo però fare i conti con una realtà amara e inattesa, perché anche l'appello (con relativi tempi e costi emotivi) potrebbe non servire a nulla. E' già accaduto. Il problema non è tanto la casistica (molti fra voi ci insegnano che ogni caso è una storia a sè), ma il clima culturale attorno a noi, che evidenzia come l'Ucraina abbia ormai assunto un atteggiamento di ostilità all'adozione internazionale, in tutte le sue forme (la famosa legge dell'11 luglio scorso ne è un esempio lampante).
In queste ore di apnea stiamo lavorando su noi stessi per prepararci a qualsiasi finale. I nostri silenzi hanno questa motivazione. Abbiamo anche iniziato a spiegare a Vova tutti i problemi incontrati finora e lui sembra capire; non fa domande e non si lamenta. E' un bambino forte e secondo noi uscirà a testa alta da questa esperienza anche se dovesse finire qui. Come ha ben scritto qualcuno di voi, nella peggiore delle ipotesi gli avremo regalato due mesi di serenità, spensieratezza e amore.

giovedì 3 novembre 2011

Silenzi, consigli, pensieri

Silenzi... i nostri. Ci siamo presi un paio di giorni di pausa dal blog: qui ci sforziamo di trovare qualcosa di interessante da raccontarvi, ma non è facile. Ci sono giorni in cui non succede proprio niente: la visita in istituto ci occupa al massimo 4 ore, viaggio compreso. Per il resto ce ne stiamo rintanati in camera, senza poter fare molto. Anche Vova sembra cogliere il disagio di questa fase di stallo, e negli ultimi nostri incontri ci è parso un po' assente. O forse siamo noi che trasferiamo su di lui i nostri stati d'animo.

Consigli... i vostri. Ci scaldano il cuore e ci riempiono le giornate. Apprezzatissimi quelli sulla salute... tutti davvero ottimi, specie quello di Simona a base di Vodka (una materia prima che da queste parti non manca mai). Matteo sta decisamente meglio, Paola, visti i rimedi proposti, si è fatta contagiare. Ci sono poi gli altri consigli, quelli per preparare Vova ad un eventuale esito negativo dell'udienza. E' la parte più difficile della faccenda.

Pensieri... i nostri e i vostri assieme. I vostri, nei nostri confronti, che ci scaldano il cuore e ci fanno compagnia. I nostri, quando non sono a casa con voi, volano continuamente all'appuntamento di martedì e a quello che potrebbe succedere dopo. Ormai sappiamo di dover arrivare preparati all'udienza e di non lasciare nulla di intentato, ma cominciamo anche a mettere in conto che dopo aver combattuto fino in fondo dovremo accettare con coraggio qualunque finale.