domenica 25 dicembre 2011

Buon Natale

Come avevamo promesso, esce in "edizione straordinaria" un post a Natale. Mattinata da delirio, come per tutti i bambini che credono a Babbo Natale. La letterina è stata scritta ieri sera, con quel po' di vocabolario a nostra disposizione. Trovare sotto l'albero esattamente ciò che era stato richiesto (il pupazzo di Buzz Lightyear) lo ha fatto andare in visibilio e oggi sarà dura rivolgergli la parola impegnato com'è a dar vita al suo nuovo (e forse primo) supereroe.
Questi primi giorni sono andati al di là delle nostre aspettative: ottimo l'impatto con la casa (specie con la sua cameretta) e tutto sommato ben auguranti anche gli incontri avuti fino a questo momento (anche se il bagno di folla, inevitabilmente, ci toccherà fra oggi e domani). Siamo nella fase della scoperta, come è normale: la frase più consueta, di questi tempi, è "faccio io", che va bene in ogni circostanza (dalla macchina per il caffè, all'asciugacapelli, al telefono, al telecomando per aprire l'auto). Non sarà facile prendere le misure a tutto e noi, come genitori, siamo ancora un po' maldestri, ma il tempo gioca a nostro favore e per ora sembra che il giovanotto si faccio guidare senza troppi problemi. A gennaio si inizia scuola, e quello sarà per tutti e tre un bel banco di prova.
Prima degli auguri, alcune comunicazioni al condominio.
1. Accogliamo ben volentieri la proposta lanciata da Vice sulla raccolta fondi per una donazione. Per semplificare la logistica, ci mettiamo a disposizione quale "punto di raccolta" per tutti coloro che vorranno partecipare, ma ovviamente lasciamo che destinazione e modalità di impiego vengano decisi da tutti i condomini. Su questa faccenda vi vediamo piuttosto attivi e autonomi, per cui ci consideriamo solamente strumenti nelle vostre mani. Se dovesse servire, sul blog si possono pubblicare anche "sondaggi" per esprimere preferenze, sempre nel rispetto della privacy.
2. Riconfermiamo la nostra intenzione a programmare quanto prima una riunione di condominio. Abbiamo solo bisogno di un po' di tempo per assestare la nostra nuova vita, poi vorremmo tanto creare un'occasione perchè il destino faccia il suo corso, fino alla fine. Al di là della conoscenza con Vova (alla spicciolata molti di voi lo conosceranno nei prossimi giorni) ci piacerebbe far incontrare le persone che hanno animato il blog e che hanno reso possibile questo piccolo miracolo di scrittura collettiva. In condominio, fra l'altro, c'è più di qualche single.... ci siamo spiegati, no?
3. Visti i punti immediatamente precedenti, e considerati gli appelli che ci stanno arrivando, il blog non chiuderà, ma rimarrà attivo come strumento di servizio per concretizzare i nostri due progetti (donazione e riunione) con aggiornamenti alla bisogna. Al tempo stesso stiamo studiando un modo per valorizzare quanto è stato scritto sulle pagine di questo diario, inventato da noi due, ma scritto da tanti.

Siamo giunti agli auguri e ai saluti finali. Per noi sarà un Natale speciale: Gesù Bambino stavolta è arrivato in aereo e parla con uno spiccato accento ucraino. Oddio, noi ci sentiamo più a nostro agio nel ruolo di bue e asinella, anche perché un Matteo falegname è troppo, troppo improbabile. Però a casa, quando siamo arrivati, abbiamo trovato in terrazzo una grande stella cometa accesa e sappiamo già che c'è una coda di re magi pronti a venire a farci visita con oro (per la donazione), incenso (per benedire i nostri incontri il giorno della riunione) e birra. Si, si..... BIRRA!!!!!!!

Grazie a tutti, amici. Nel nostro Natale c'è talmente tanta felicità che ne avanza un sacco per tutti voi. Chiudiamo questo post natalizio con una delle tante citazioni che ci avete regalato nei vostri commenti  e che ci sembra un buon augurio per il mondo, non solo per queste feste: "Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita, verso tutte le altezze e tutte le profondità"


Buon Natale

martedì 20 dicembre 2011

Finalmente ...

Ce l’abbiamo fatta. Anche al controllo passaporti, a Kiev, si è consumato un piccolo giallo con i visti, ma quello che conta è che siamo finalmente a casa. Gli occhi di Vova al momento del decollo dell’aereo ci hanno ripagato di tutte queste ultime difficoltà… avreste dovuto vederlo!
Non sappiamo ancora quale sarà la sua reazione quando entrerà nella sua cameretta, perché stiamo scrivendo dall’aereo. Ce lo immaginiamo incuriosito e meravigliato, come sempre del resto.
Il viaggio è dunque concluso: ci abbiamo messo “solo” 134 giorni, interrotti da qualche intervallo italiano. Onestamente non avremmo mai creduto di fare tanta fatica: l’immagine che si ha dell’adozione internazionale prima della partenza è assai diversa da ciò che si vive in presa diretta, e questo lo pensiamo al di là delle difficoltà – del tutto eccezionali – che hanno segnato il nostro percorso. E’ una cosa che abbiamo condiviso con le altre coppie che abbiamo conosciuto in Ucraina e che, come noi, hanno sbattuto il muso con una realtà ben diversa da come ci era stata descritta. Gli incontri con queste coppie di “amici” sono uno degli aspetti più preziosi di questo viaggio: Barbara e Moreno, Irene e Roberto, Carla e Graziano sono stati compagni di sventure e di sfoghi, di speranze, di attese, di paure, di gioia. A loro e ai loro splendidi figli, Masha, Alessandro e Oleg, il nostro ringraziamento per aver condiviso con noi, in maniera autentica, le fatiche dell’adozione. Un pensiero speciale, poi, va a Giorgia, Fabio e Tanja, la cui avventura non è ancora conclusa. Crediamo di sapere bene cosa si provi in questi momenti: la distanza, il senso di impotenza, l’attesa, la rabbia, la tristezza, la speranza. Per noi questa situazione di incertezza è durata pochi mesi: la loro prova e molto più dura e meritano tutta la nostra ammirazione per il coraggio e la tenacia che stanno dimostrando. Gli staremo sempre accanto, per quanto ci sarà possibile, e potremo dirci davvero felici solamente quando anche Tania sarà con loro a casa.
Doverso, e non di circostanza, è il nostro ringraziamento a tutto lo staff di S.O.S. Bambino. Ci hanno confessato che il nostro è stato uno dei casi più complicati in anni di attività. Le tensioni accumulate dopo ogni rinvio di udienza avrebbero potuto logorare un rapporto di fiducia e stima reciproca che invece si è consolidato man mano che le difficoltà aumentavano. La Presidente, Andrea, Giorgio e tutti gli altri ci sono stati vicini anche quando ci siamo arrabbiati con loro; si sono letteralmente fatti in quattro per noi e non ci hanno fatto mai mancare la fiducia e la speranza in un esito positivo. Hanno avuto ragione.
Poi c’è il blog… Lo abbiamo scritto più volte, specie quando l’umore era pessimo. Senza il “condominio” e senza i 1817 commenti ricevuti in quattro mesi non ce l’avremmo fatta. Ne siamo certi. Nato come semplice diario di viaggio, questo sito è diventato un incredibile esperimento di scrittura collettiva, all’interno del quale si sono incrociate biografie, preghiere, riflessioni, ricette, incoraggiamenti (tanti…). Non abbiamo la pretesa di aver creato qualcosa di unico, ma in cuor nostro crediamo che questo aspetto della nostra adozione meriti di essere raccontato in qualche modo. Vladimir è arrivato a casa nostra certo merito nostro, ma accompagnato da decine, forse centinaia di persone che, come noi, lo hanno desiderato e accolto. Non troveremo mai le parole per dimostrarvi la nostra riconoscenza e dirvi “grazie” ci sembra ben poco. Ci avete scritto in tanti, tantissimi. I numeri degli accessi parlano da soli. Non solo i nostri familiari e gli amici più stretti ma, cosa ancor più incredibile, tante persone inaspettate, insospettabili o che addirittura non ci conoscono. Vorremmo avere traccia di tutti, e ricostruire una mailing list per tenervi al corrente dei progressi di Vova, quando il blog non ci sarà più. Ci piacerebbe poi organizzare una grande riunione di condominio, fra qualche tempo, per poterci finalmente incontrare tutti, abbracciarci e, perché no, in alcuni casi conoscerci. L’indirizzo di Paola (paola.fedato@gmail.com) è a disposizione per chiunque volesse contattarci in attesa che data e luogo della riunione vengano fissati. In ogni caso vi promettiamo un ultimo post il giorno di Natale, con le foto del nostro primo albero “a sei mani”.
Infine, prima di atterrare, consentiteci di nominare solo quattro persone, alle quali dobbiamo molto di ciò che siamo riusciti a realizzare in questo viaggio: Clara, Pasqualino, Vica e Piero, assieme a noi, si sono assunti una bella responsabilità, perché anche per fare i nonni adottivi ci vogliono coraggio e amore. Sappiamo che hanno sofferto tanto per le nostre disavventure e anche in questa occasione non hanno mancato di insegnarci tanto e di dimostrarci, ciascuno a proprio modo, il bene che ci vogliono.   

lunedì 19 dicembre 2011

Verso casa...

L'Italia ha un nuovo primatista nazionale sui tremila siepi: si chiama Matteo Cornacchia e il record è stato realizzato oggi (data del suo compleanno) e, fatto ancor più eccezionale, in condizioni proibitive (ovvero attraverso le vie di Kiev con uno zainetto stracolmo di documenti sulle spalle!). La giornata si è aperta con una strana telefonata di Giorgio: "Caro Matteo, siediti. Devo dirti una cosa che non ti ho voluto dire venerdì per non rovinarti il week end. Ci sarebbe ancora un problema con una legalizzazione...". Alle 9.30 di mattina è andata in scena la più folle corsa contro il tempo di questo lungo viaggio, con Matteo costretto a macinare chilometri da una parte all'altra della città, fra ostacoli di ogni genere, nel tentativo disperato di non far slittare ancora la partenza. Per la cronaca l'obiettivo è stato raggiunto, anche se con seri danni alle coronarie del malcapitato (altri 7 anni in meno... stiamo perdendo il conto). Quel che più conta è che Vova può ora andarsene in giro fiero e tronfio esibendo il suo passaporto nuovo con tanto di "visto" per l'Italia. Uscendo dalla porta dell'Ambasciata italiana mentre i neogenitori continuavano a tenere gli occhi increduli puntati sul benedetto "visto", l'imprevedibile Vladimir si è girato e sfoderando un luminoso sorriso ha esclamato "Grazie a tutti e Buon Natale". Immaginatevi le facce degli imperturbabili funzionari e soprattutto le nostre.
Cari amici, stavolta ci siamo per davvero. Domani ci attende l'ultimo ostacolo del controllo documenti in aeroporto. Se riusciremo a superare indenni anche questa prova, potremo finalmente rilassarci e goderci il viaggio di rientro a bordo dell'aereo "Wizz Air" color lampone. Ovviamente questo non sarà l'ultimo post del blog: vi dobbiamo ancora il racconto di quanto accadrà domani e, soprattutto, una serie di ringraziamenti per tutto ciò che questo diario collettivo ha rappresentato nei quattro mesi di avventura.

domenica 18 dicembre 2011

Ultima domenica a Kiev

Una Kiev ormai completamente illuminata a festa (qui il Natale si festeggia il 7 gennaio) fa da sfondo alla nostra ultima domenica ucraina. Domani mattina ultimo giro di giostra, in ambasciata, per l'applicazione del visto al passaporto di Vladimir Cornacchia. Anche la giornata di oggi è stata condizionata dal gran freddo, per cui, viste le precarie condizioni di salute dei due uomini (brutta tosse, da notte in bianco), abbiamo preferito rimanere rintanati in casa. Ancora qualche prova di recita, la solita oretta di qvaderno, un pò di lotta greco-romana e qualche coccola. Questa è stata la nostra ultima giornata di "attesa": ci pare già di sentire il profumo delle orecchiette di nonno Piero e del pasticcio di Nonna Clara.
In questi giorni ci era venuta l’idea di scrivere un post intitolato: “Vladimir, istruzioni per l’uso”, per condividere alcune preoccupazioni legate al nostro rientro in Italia.  Temiamo un po’ il clima di aspettativa che si è creato intorno all’arrivo di questo bambino che noi vi abbiamo raccontato attraverso i nostri occhi generosi di genitori. Vladimir è un bambino che ha deciso di fidarsi di noi, che ci riempie di affetto e che ce la sta mettendo tutta per imparare in fretta quello che ha lasciato per strada nei primi anni della sua vita. Ma non sappiamo come reagirà quando si troverà dentro la nuova vita che lo attende in Italia; probabilmente ci metterà un bel po’ a lasciarsi andare e alcuni suoi comportamenti potrebbero risultare “strani” agli occhi di chi non conosce bene la sua storia. Abbiamo deciso di non provare neanche a scrivere le “istruzioni” perché siamo certi che lo saprete accogliere anche con tutte le sue insicurezze, con la sua scarsa propensione al galateo e con la quantità di energia vitale che ha bisogno di liberare e che a volte è difficile da contenere.

Luci di Natale a Kiev

sabato 17 dicembre 2011

Recita di Natale fatta in casa

Il circo stabile di Kiev, purtroppo, è chiuso, così siamo stati costretti a studiare un programma alternativo. Le condizioni meteorologiche non consentono di rimanere molto all'aperto, così, piuttosto che farci fagocitare dai centri commerciali pullulanti di matrioske, abbiamo iniziato le prove per la recita di Natale, in rigoroso stile ucraino. Per i veri affezionati del blog, che non staccano nemmeno sabato e domenica, un'esclusiva anticipazione in video. Il circo stabile, a noi, ci fa un baffo!

venerdì 16 dicembre 2011

Tre uomini e un piatto

Dopo due giorni di colpi di scena e incidenti di percorso, stasera iniziamo con una buona notizia: il passaporto di Vova è finalmente pronto ed è già in viaggio verso Kiev, dove dovrebbe arrivare domani mattina. A questo punto, se in ambasciata non ci saranno grane per il visto, dovremmo confermare il nostro rientro martedì prossimo. Ci attende dunque il nostro ultimo week end ucraino: abbiamo deciso di raccogliere tutti i vostri suggerimenti espressi nei "vuoi mettere", in particolare quello di Viktoria, che suggerisce una visita al circo stabile di Kiev (vediamo se lo troviamo), quello di Valeria, che suggerisce del sano shopping natalizio, e quello di Michela, che ci invita a lasciare a Vova un buon ricordo della sua terra di origine (peraltro già rinnegata, visto che va in giro dicendo di essere "italiano").
Il post di oggi, tuttavia, lo vogliamo dedicare a Giorgio, dal quale ci siamo congedati oggi. A lui dobbiamo moltissimo, nonostante alcune divergenze di vedute nella fase più critica del processo di primo grado. L'uomo più ottimista del mondo ci aveva garantito al 100% che saremmo rientrati in Italia il 18 ottobre. La percentuale è scesa al 99% alla seconda udienza, al 90% alla terza, per risalire al 100% alla quarta, prima della famosa pausa di 5 minuti chiesta dal procuratore. Al di là della sua malattia per le percentuali (50% che il passaporto è pronto per giovedì...), Giorgio ha dimostrato di averci sempre creduto, anche quando le cose sembravano mettersi male. Costantemente al telefono, in grado di parlare contemporaneamente con due cellulari e un interlocutore dal vivo, imperturbabile, paziente, ha trovato sempre una soluzione per tutto.   E' lui che ha scovato l'avvocato con i camperos; lui ha rivoltato l'intero ministero di giustizia ucraino per farci avere le legalizzazioni dei documenti; lui ci ha fatto girare come le trottole fra Lutsk e Gorokhim per raccogliere in due giorni i documenti che normalmente si ottengono in una settimana. Si è ampiamente guadagnato il famoso piatto con "immagini di Sacile" appositamente commissionatoci quando eravamo in Italia: un'opera d'arte che come il più famoso Karpetz di "Tre uomini e una gamba" ha viaggiato ininterrottamente con noi, dentro una borsetta rossa, costantemente fra le mani di Giorgio, anche nei momenti più frenetici. Che dire... Da svidania, Giorgio, spaciba balshoj. Siamo certi che le nostre strade, prima o poi, si incroceranno di nuovo. Al 100%...

Giorgio con la sua borsetta rossa

giovedì 15 dicembre 2011

Natale con i tuoi

Allora, vediamo di fare il punto della situazione. Questa mattina, dopo febbrili trattative, la CAI ha finalmente firmato il transfert per l'Italia: abbiamo dovuto provvedere a formalizzare una dichiarazione supplettiva, ma alla fine abbiamo ottenuto il nulla osta (che fatica, però...). Per quanto riguarda il passaporto di Vova, invece, ancora nulla. Le informazioni che giungono da Lutsk dicono che il tanto agognato documento sarà pronto domani in mattinata, ma ciò significa che non potremo ottenere il visto dell'ambasciata prima di lunedì prossimo. Morale: scongiurato il pericolo di trascorrere qui il Natale, ci "accontentiamo" di spostare il nostro volo per martedì 20. E speriamo che sia finita qui, perché anche Vova sta ormai arricchendo il suo repertorio di imprecazioni...
Per metterci il cuore in pace, stiamo cercando di trovare qualche buona ragione che giustifichi 5 giorni in più a Kiev. Ad esempio: "vuoi mettere festeggiare il tuo compleanno (Matteo, ndr) davanti a un piatto fumante di borsh?"; oppure: "vuoi mettere vedere ultimato e acceso il grande albero di Piazza Maidan?" (Paola, ndr); e infine: "Io neanche so cos'è l'Italia... " (Vova, ndr). Volete contribuire a fare l'elenco?

mercoledì 14 dicembre 2011

Con il fiato sospeso

La legge di Murphy, della quale siamo devoti osservatori, recita: "se una cosa può andare male, lo farà". Vi avevamo confessato qualche timida speranza di rientrare sabato: dobbiamo già rimangiarci tutto e tenere le dita incrociate, perchè la faccenda qui si complica, per l'ennesima volta. Due i problemi che stanno mettendo a dura prova la nostra tenuta psichica, per altro su fronti completamente diversi.
Il primo riguarda la CAI, la Commissione governativa per le Adozioni Internazionali, che dovrebbe formalmente comunicarci il "via libera" per il rientro in Italia. Il tanto atteso nulla osta non solo non è arrivato, ma pare addirittura parcheggiato su una scrivania romana, in attesa che qualcuno dirima una questione di interpretazione della nostra sentenza (i particolari li trascuriamo, vi basti sapere che tale "interpretazione" potrebbe costringerci a fare Natale e S.Stefano a Kiev...).
Il secondo problema è tutto ucraino: l'incidente del codice fiscale sbagliato non è ancora risolto e del passaporto di Vova, per il momento, nemmeno l'ombra.
Per i suddetti motivi abbiamo passato l'intera giornata al telefono, cercando di risolvere (inutilmente) almeno una delle due questioni. Domani si ricomincia a battagliare con il sospetto, ormai piuttosto convinto, che su di noi si sia abbattuta una maledizione cui è difficile sfuggire. In prima battuta saremmo dovuti rientrare domani in comitiva, assieme a Roberto, Irene e Alessandro; invece, stasera, abbiamo festeggiato la loro partenza e gli abbiamo dato il nostro arrivederci in Italia. Almeno a loro, buon viaggio.
Per alleggerire questo post alleghiamo un'immagine di Alessandro,  cosacco formato tascabile che parla come una mitraglia in russo strettissimo, corre continuamente e ogni tanto sbatte da qualche parte assume un'espressione corrucciata ed esclama: "ce pàche!!!" Con un perfetto accento furlan già assimilato dai suoi nuovi genitori.
cosacco formato tascabile

martedì 13 dicembre 2011

Certe abitudini non si dimenticano

Ci eravamo illusi di farcela per giovedì, invece oggi abbiamo avuto la conferma che dovremo rimanere a Kiev due giorni più del previsto (e potrebbero non bastare...). Durante uno dei quindicimila passaggi, fra documenti e uffici, un impiegato dell'ufficio tasse di Gorokhim ha sbagliato il codice fiscale di Vova: questa "distrazione", come detto, ci costa un indesiderato prolungamento di vacanza perché il passaporto non potrà essere fatto nei tempi stabiliti. Dopo quello che abbiamo passato, questa è una sciocchezza, ma proprio adesso che vedevamo la luce alla fine del tunnel, l'incidente pesa. Per contro pare che la CAI (la Commissione Adozioni Internazionali) sia in grado di farci pervenire domani il transfert per l'Italia nonostante un errore di traduzione del cognome originario di Vova (potevamo farci mancare l'errore di traduzione?). A questo punto il giorno più probabile per il nostro ritorno definitivo in Italia è sabato 17, ma se dovessero insorgere ulteriori complicazioni slitteremmo automaticamente al 20. Sperin ben...
La giornata di oggi è stata segnata dalla reintroduzione dell'ora di qvaderno nei nostri regimi familiari. Dopo oltre un mese dall'ultima sessione scolastica eravamo terrorizzati di trovarci punto e a capo. Invece, con nostra grande sorpresa, il giovane alunno non soltanto ha dimostrato di trattenere più del previsto, ma ha addirittura accennato qualche timido progresso (i primi tentativi di lettura in italiano ci hanno proprio intenerito ...).
Infine, la perla del giorno: abituato a oltre un mese e mezzo di albergo a Kovel, dove riponevamo l'apposito cartello fuori dalla porta della camera per indicare al personale dell'hotel di fare le pulizie, Vova ha trovato in appartamento un lungo calzascarpe con una specie di manico a forma di gancio. Quando siamo usciti per andare a fare la spesa lo ha piazzato sulla maniglia della porta di ingresso: "così puliscono...".

lunedì 12 dicembre 2011

Aspettando il Natale

Qui a Kiev ci si sta preparando al Natale: le vetrine sono piene di decorazioni e assistiamo quotidianamente allo stato di avanzamento dei lavori per l'addobbo di un albero di natale gigantesco in piazza Maidan... caro Enrico, mi sa che non possiamo metterci in competizione. Anche noi ci stiamo preparando al Natale sognando di viverlo a casa nostra (e a questo punto la cosa sembra abbastanza probabile). Matteo è diventato il miglior amico di tutti i funzionari degli uffici pubblici di Kiev, specie di quelli del Ministero della Giustizia; pare che le cose stiano procedendo bene, ma non possiamo ancora sbilanciarci sulla data del nostro ritorno (permetteteci quest'ultima coda di suspance). Dopo aver salutato Viktor giovedì scorso, oggi abbiamo dato il nostro arrivederci ad Alex (per i più smemorati ricordiamo che è stato il nostro interprete alla seconda e terza udienza di primo grado). Oggi ci ha supportato per le ultime legalizzazioni, poi è passato da noi a pranzo per rivedere Vova e salutarlo (dice di averlo trovato molto cambiato). Qui insomma si comincia con i saluti... speriamo che sia di buon auspicio e che l'ora della partenza sia vicina.  

Albero di Natale in Piazza Maidan

 

domenica 11 dicembre 2011

Prendiamo le misure

In attesa di riprendere domani il gioco dell'oca con un nuovo giro di legalizzazioni al Ministero di Giustizia, la domenica è trascorsa piacevolmente a spasso per Kiev. Emozionante l'esperienza della funicolare che collega la città alta al fiume Dnipro, poi un paio di vasche del corso principale, il pranzo in compagnia di Roberto, Irene e Alessandro in un ristorante del centro e infine un the caldo rigenerante a casa.
Vova sta lentamente prendendo confidenza con i ritmi e l'intimità familiare: oggi ha voluto preparare la tavola per la colazione e poi lavare le tazze; anche a cena è stato impossibile tenerlo lontano dai fornelli e dal lavello ("ja sam!", faccio da solo). Citofono, ascensore, lavatrice e, soprattutto, il telefono sono ancora attrazioni cui è difficile resistere: non esiste pulsante, interruttore o lucetta che conosca pace.
Grossi problemi, infine, ce li stanno creando i suoi capelli: non riusciamo ancora a capire come diavolo si possano pettinare. Dopo innumerevoli tentativi (a spazzola, con la riga a destra, con la riga a sinistra, tirati all'indietro, con il ciuffo, senza ciuffo, con la frangia, senza frangia) oggi abbiamo provato un look alla Bekham (cioè con la riga in parte sulla destra, ciuffo in alto, tirati all'indietro con il gel, spettinati sul davanti). Dopo un'iniziale soddisfazione, ci siamo resi conto che era praticamente identico a quando era in istituto dopo aver giocato a calcio per due ore con il berretto di lana in testa. Valla a capire la moda...

sabato 10 dicembre 2011

Un cuoco provetto

Le storie di adozione in Ucraina sono spesso fatte di incontri e amicizie, specie con altre coppie di italiani che, come noi, sono saliti sulla stessa barca per affrontare la bufera. Dopo Giorgia e Fabio, il cui viaggio, purtroppo, non è ancora concluso, il destino ci ha messo sulla strada di Irene e Roberto, cividalesi, pure loro al termine della fatica. Dopo due abbinamenti andati male, la roulette del DAP, all'ultimo giorno prima della chiusura, ha estratto una scheda incredibile, quella di un bambino di 5 anni e 1 giorno (dunque appena entro i nuovi parametri della famosa legge dell'11 luglio scorso). Il piccolo, Alessandro, è un frugolotto minuscolo, che fisicamente non dimostra più di 3 anni, ma è un portento, un miracolo della natura! Stasera tutti e tre sono passati a farci visita in appartamento per un tè, poi si sono trattenuti fino a cena. Abbiamo tentato una specie di amatriciana, preparata per l'occasione niente meno che da Vova, entusiasta di mettersi ai fornelli e di tagliare con straordinaria maestria la pancetta a cubetti. Sempre lui ha fatto soffriggere la cipolla, ha rosolato la pancetta, ha aggiunto il pomodoro e ha aggiustato di sale. Insomma: qui i talenti cominciano a venir fuori e se anche lo studio non sarà mai la sua passione, un interessante futuro da cuoco non è una prospettiva da scartare. D'altro canto a studiare tanto a lungo ci hanno già pensato mamma e papà. E come dice Checco Zalone... in Italia non serve a un ....

Masterschef Ucraina

venerdì 9 dicembre 2011

Prove di famiglia

Kiev. Finalmente. Dopo un lungo viaggio in treno durato 10 ore, stamattina alle 6 abbiamo rimesso piede nella capitale per l'inizio dell'ultima fase. Ci siamo spesso domandati come avrebbe reagito Vova all'impatto con una metropoli: in stazione, ad esempio, ha scoperto le scale mobili ed è stato un delirio. Dopo una dozzina di salite e discese consecutive siamo riusciti a convincerlo a venir via, ma che fatica...
Come anticipato ieri ci siamo ripiazzati nello stesso appartamento che avevamo affittato in agosto, all'inizio dell'avventura. Il cerchio, insomma, comincia a chiudersi per davvero. Gran comodità, finalmente: stanza da letto ampia e luminosa, cucina, ascensore, collegamento Internet, televisore satellitare; anche le ristrettezze di Lutsk iniziano ad essere un lontano ricordo. Per sfruttare appieno la possibilità di cucinare, papà Matteo ha imbastito la prima cenetta di famiglia: per garantire un passaggio graduale dai gusti ucraini a quelli italiani, è stato studiato un menù con tortellini (spacciati truffaldinamente per pilmini) smetana e prosciutto. Domani spaghetti alla carbonara e via andare.
Unica nota stonata della giornata è stato l'accidente che ci siamo presi al momento della legalizzazione della sentenza. A causa di una firma del giudice non depositata abbiamo rischiato di prolungare il nostro allegro soggiorno di altri 20 giorni. L'allarme è rientrato dopo tre ore di brividi freddi trascorsi nei corridoi del Ministero della Giustizia e ulteriori 4 anni di vita buttati nel cesso. Stiamo perdendo il conto...

Comunicazione di servizio: abbiamo ripreso ad aggiornare lo slideshow delle fotografie

giovedì 8 dicembre 2011

Questo è il post n. 100. Tutto torna...

Siamo in treno, precisamente sulla linea Kovel-Kiev. E siamo in tre (anzi in quattro, perché con noi c’è anche Giorgio). Ce l’abbiamo fatta: in meno di due giorni siamo riusciti a farci proclamare genitori, raccogliere tutti i documenti, fare una serie interminabile di documenti e chiudere la prima parte della pratica. Domani mattina arriveremo nella capitale per completare le ultime cose: legalizzazione della sentenza, apostille, ritiro del passaporto, visti per l’espatrio. Ci vorranno ancora alcuni giorni, che dovremmo trascorrere nello stesso appartamento che ci ha ospitato all’inizio dell’avventura.
L’incontro di oggi, con Vova, è stato particolare. Lui era molto frastornato: non ha avuto il tempo di rendersi conto di quanto stava accadendo perché nel giro di pochissime ore lo hanno prelevato in classe, lo hanno rivestito, gli hanno preparato quel po’ di bagaglio con le cose che gli avevamo comprato nei mesi precedenti, e ce l’hanno portato in un affollatissimo ufficio del direttore (oltre a noi e Giorgio c’erano la segretaria, la dottoressa, la vice-direttrice Valentina, l’ispettrice Natasha). Speravamo in un incontro un po’ più soft e intimo, lo avevamo atteso da tanto. Le circostanze, invece, ci hanno un po’ violentato, ma bisognava correre… Comunque è bastata un’oretta: a poco poco Vova è tornato il bambino di tre settimane fa e come avvenne in quell’orami lontano 2 settembre, si è abbandonato di nuovo a noi. Per la seconda volta. Alle 13.18 di oggi nostro figlio ha varcato per l’ultima volta il cancello dell’istituto di Golodny, non prima di aver regalato il terzo orologio consecutivo (tamorticani…) all’amico di turno (stavolta Bogdan). Mentre lo accompagnavamo lungo il cortile avevamo i brividi: siamo entrati in questo luogo spauriti e disorientati in una calda giornata di agosto; ne usciamo molto più forti e coraggiosi, accompagnati dalla prima neve stagionale.

Vova lascia l'istituto per l'ultima volta
Il viaggio da Luboml a Lutsk è stato anche l’ultimo in compagnia del prode Viktor: molto più di un autista, con i suoi modi un po’ maldestri è diventato uno dei protagonisti di questa storia. Si dice che le nascite biologiche prevedano almeno tre fasi: una gestazione, un travaglio e poi un magico momento conclusivo in cui un’ostetrica grida: “spinga forte”!!! Nell’adozione le cose non sono poi tanto diverse: la nostra gestazione è durata due anni, il travaglio 4 mesi e, grazie a Viktor e alla sua BMW M3 del 1994, proprio oggi abbiamo spinto forte pure noi...

Ogni nascita necessita di una spinta



mercoledì 7 dicembre 2011

Il riscatto

Kovel, ore 21.58. Ebbene si, cari amici, siamo tornati alla "base", esattamente nella stessa stanza d'albergo (la mitica 22) che ci ha ospitato tanto a lungo. Siamo arrivati qui da poco, perché l'intera giornata, iniziata alle 7 di mattina, è stata impiegata fra Lutsk (città dove si è tenuto il processo di appello) e Gorokim (città dove sono registrati i dati anagrafici di Vova) a produrre i documenti che serviranno per l'espatrio e per la nuova vita in Italia del cucciolo di cosacco. A tal proposito, per la gioia di nonno Piero, annunciamo ufficialmente che da oggi Vova ha un nuovo cognome... Il gioco dell'oca - molto simile a quello già sperimentato a settembre per raccogliere la documentazione da presentare in tribunale - è stato estenuante, ma tutto sommato positivo perchè siamo riusciti a completare il percorso senza particolari intoppi. Per farcela abbiamo però dovuto sacrificare la visita in istituto, per cui Vova è stato informato dalle maestre dell'esito dell'udienza, ma di fatto non siamo ancora riusciti a vederci. L'incontro è previsto per domani mattina alle 11: saluti di rito ai compagni di classe e alle tate, poi l'addio ufficiale all'orfanotrofio, questa volta per sempre. Nel pomeriggio torneremo a Lutsk per completare la pratica del passaporto; alla sera, verso le 20, treno per Kiev e inizio dell'ultima fase, quella che dovrebbe condurci in Italia (non sappiamo esattamente quando, ma ci vorrà un po' di pazienza).
Fin qui la fredda cronaca della giornata di oggi. Vi dobbiamo però qualche dettaglio su quanto accaduto ieri, in udienza di appello. La seduta è durata parecchio, circa due ore e mezza (stavolta, per fortuna, senza il coinvolgimento del bambino). I tre giudici hanno riesaminato tutto dall'inizio, dando l'impressione di voler iniziare il procedimento ex novo. Il clima, tuttavia, è stato ben diverso rispetto al primo grado: abbiamo sempre avuto la sensazione di trovarci in un contesto razionale, ove il diritto è rispettato e applicato. L'inviata del procuratore (stavolta una ragazza piuttosto giovane) ha mantenuto la stessa linea del predecessore, ma è stata letteralmente demolita dal collegio giudicante quando le è stato chiesto di produrre prove effettive circa le (presunte) inadempienze dei servizi sociali. La sentenza finale è stata proclamata con soli 10 minuti di camera di consiglio: accoglimento della nostra istanza di appello, cancellazione immediata della sentenza di primo grado, accoglimento della nostra domanda di adozione. Insomma, un trionfo su tutta la linea. Fra gli artefici del successo vogliamo menzionare Giorgio, nostro referente e angelo custode, che ha fatto un lavoro mostruoso. Ottima anche la performance di suo figlio Alex, uno dei nostri avvocati: la sua arringa per smontare la sentenza di Luboml è stata davvero efficace. Ultimo - ve l'avevamo promesso - il principe del foro di Lutsk, arruolato solo il giorno prima ma presentatoci come il miglior legale della città. Quando abbiamo incontrato questo strano esemplare di sesantenne, nel suo studio, indossava una giacca rossa, cravatta rossa, pantaloni neri, anelloni d'oro alle dita e.... camperos di coccodrillo ai piedi!!! Ieri, in udienza, ha fatto pure meglio: giacca nera con disegni in rilievo tipo cachemire (avete presente le tende di Rossella O'Hara in "Via con vento"?), cravatta color oro tinta unita, nuova batteria di anelli alle dita e gli immancabili camperos di coccodrillo. Credevamo di aver visto tutto in Ucraina e di esserci affidati ormai a qualsiasi genere di personaggio... ma dovevamo fare ancora i conti con l'avvocato tamarrone. In aula ha aperto bocca in due sole circostanze, giusto per sbagliare i nostri nomi e dire cose scontatissime (tipo: "la coppia ha diritto di adottare perchè ha un certificato di indoneità...."); durante i cinque minuti di pausa, poi, si è appartato in fondo all'aula e ha iniziato una pittoresca respirazione yoga, con la fronte rivolta verso il muro e le gambe divaricate... Eppure qui ci assicurano che la sua eccentrica presenza è stata determinante (alchimie dei tribunali che non capiremo mai, anche se frequentiamo parecchi giudici e avvocati).
Ora si va a nanna a ricaricare le batterie perché, a proposito di Rossella O'Hara, domani è un altro giorno. Il primo giorno della nostra vita "a tre".

martedì 6 dicembre 2011

E' NOSTRO!!!


Solo due righe per dirvi che ABBIAMO VINTO! Abbiamo vinto noi con le nostre teste dure, voi con il coraggio che ci avete trasmesso e Vova che ci ha sempre creduto. Quando saremo meno stravolti dalla stanchezza e dalle emozioni cercheremo di farvi un resoconto degno di questa giornata.
p.s.: guai a quelli che non credono a San Nicolo'!!!!

lunedì 5 dicembre 2011

Nuova tappa, stesse sensazioni

Eccoci giunti ad una nuova tappa del viaggio. Stavolta siamo capitati a Lutsk, capoluogo della regione, dove ci attende l'udienza di appello. Eravamo già stati in questa città, di passaggio, in due circostanze: quando avevamo accompagnato Vova per una perizia medica e, la seconda volta, in occasione dell'incontro con la zia. Ci siamo sistemati in un albergo tipicamente sovietico, molto diverso da quello che ci ha ospitato a Kovel per tanto tempo. Speriamo davvero di non doverci fermare a lungo, perché non è il massimo.
Il lungo viaggio dall'Italia, naturalmente, non ha fatto mancare una buona dose di sorprese. Usciti dall'aeroporto di Kiev non abbiamo trovato il solito autista: dopo un'attesa di circa un'ora e una ventina di telefonate siamo riusciti a risolvere il disguido affidandoci allo spirito di Ayrton Senna incarnatosi in un taxista locale alla guida di una Renault Cangoo (scassata). Ve lo stiamo raccontando e dunque significa che siamo ancora vivi. La seconda sorpresa è stata il repentino cambiamento di programma: invece di trascorre la notte nella capitale (come ci era stato indicato) siamo stati subito catapultati in stazione per l'ormai consueta attesa di 4 ore prima di salire sul treno notturno che ci ha portato fin qui a Lutsk. Siamo arrivati stamattina alla 6.22 in perfetto orario scoprendo, nostro malgrado, che la stazione di Lutsk è in ristrutturazione ed è dunque priva di sala d'aspetto o stanze per i passeggeri (ci sono solo i binari...). Il particolare non è di poco conto, perché l'appuntamento con Giorgio era fissato alle 8 di mattina, proprio nella sala d'attesa della stazione. Abbiamo dovuto rimediare con una panchina umida sotto un lampione per poi cedere al freddo e trovare, quale unica via di salvezza, un internet point loschissimo miracolosamente aperto all'alba (il che lo rende ancor più losco). Non avremmo mai immaginato di dover rimpiangere i tacchini di Golodny, almeno c'era caldo.
Il pomeriggio lo abbiamo trascorso facendo conoscenza del nostro nuovo avvocato, appositamente individuato in loco per ragioni di opportunità. La descrizione del personaggio meriterebbe un post a parte, ma ci torneremo in seguito, quando saremo meno cotti di adesso. Novità sostanziali sull'udienza di domani non ce ne sono: forse ci stiamo abituando alla mentalità e al fatalismo ucraini, ma questa calma piatta, ormai, non ci scompensa più. Vi confessiamo che le tre settimane trascorse in Italia sembrano non aver interrotto nulla: è come se lo stato d'animo, le energie e il nostro umore siano esattamente gli stessi dell'8 novembre. I fantasmi riaffiorano e si fa una fatica boia a scacciarli.

domenica 4 dicembre 2011

Per ritornare

Domenica mattina. Fra meno di un'ora i nostri "compagni di viaggio" si presenteranno qui da noi per accompagnarci in aeroporto (sempre che l'aereo parta, vista la nebbia...). Ci siamo, dunque, o, meglio, ci risiamo. Di tutte le partenze vissute finora, tuttavia, questa è la più serena. Sarà perché la notizia dell'appello anticipato ha colto tutti di sorpresa e forse non abbiamo avuto il tempo per razionalizzare, ma stavolta ci sentiamo molto più tranquilli delle altre volte. Abbiamo trascorso una splendida vigilia, dedicandoci alle cose che siamo soliti fare il sabato pomeriggio. E che sono quelle che ci piacciono di più. Paola è salita fino a Falcade in compagnia di Alessandra per la presentazione di un meraviglioso libro del loro professore di filosofia, amico, compagno di montagna e di profondi pensieri. Matteo non ha saputo rinunciare alla partita degli avvocati con solita appendice al chiosco e cena di squadra. Bene ha fatto, visto lo storico gol di Erik (robe che non si vedevano da anni...).
In questi giorni di frenetici preparativi abbiamo ricevuto il solito e immancabile supporto di tutti. Due menzioni, tuttavia, sono dovute. La prima è per Michela, segugio da shopping di razza, che è riuscita a scovare (dove lo sa solo lei) il piatto con paesaggio di Sacile appositamente commissionatoci da Giorgio (?). La seconda menzione, invece, è per Betta, che a modo suo sa sorprenderci sempre con attenzioni che, proprio perché discrete, non necessitano di ulteriore pubblicità. Vogliamo solo farle sapere che ci ha toccato, così come ci hanno toccato tutti i vostri messaggi di "buona strada".
Siamo così giunti ai saluti: questo è l'ultimo post dall'Italia. E lo concludiamo con un citazione da una ballata di Rilke, che per noi ha un valore affettivo particolare, e che parla di un giovane cavaliere che parte per una grande avventura... A chi gli chiede "Perchè mai siete allora lì in sella e cavalcate per terre pestifere incontro ai cani infedeli?" Lui risponde sorridendo: "Per ritornare".

giovedì 1 dicembre 2011

Telefonata con linguacce

Siamo riusciti finalmente a parlare con Vova... Dopo diversi tentativi andati a vuoto per i motivi più disparati, ieri sera ci siamo regalati 5 minuti di videochiamata con Skype, sempre grazie all'intercessione della maestra Tatiana che è tecnologicamente avanti e parla anche un po' di italiano. Il biondino lo abbiamo trovato piuttosto in forma, felice di vederci e di fare le linguacce davanti alla webcam (stuzzicato da qualcuno, s'intende...). Gli abbiamo detto che mancano pochi giorni al nostro arrivo: lui ha sorriso e ha fatto capire che ci aspetta. Ci siamo un po' sollevati con il morale e abbiamo una gran voglia di riabbracciarlo: le prime telefonate - senza Skype - non erano andate benissimo e ci sembrava sempre di sentirlo triste, distante, timido. Vedersi è tutta un'altra cosa e probabilmente anche per lui è stato rigenerante ritrovare i nostri volti.
Sul fronte udienza non ci sono ancora molte informazioni: ad esempio non sappiamo esattamente come si svolgerà la seduta, chi è stato convocato (soprattutto non sappiamo niente di Vova: dovrà venire anche lui o no?), se esiste il rischio di rinvii (è la cosa che temiamo più di tutte). Per ora siamo concentrati sulla logistica: fatti i biglietti, dobbiamo adesso sistemare le valige, comprare qualche regalo (l'autista Vitalj, la maestra Tatiana, Giorgio, il ragazzino Viktor, il direttore, il metronotte, il capostazione, la siora dell'albergo,  gli smurfiki, Compay Secundo e Pago Pena...), iniziare il giro dei saluti, sistemare le ultime cose al lavoro. Il vortice è ripartito e noi ci siamo già dentro.

martedì 29 novembre 2011

Le sorprese non finiscono mai

In questa nostra avventura (o disavventura, fate voi...) i colpi di scena certo non mancano. Proprio ora che avevamo ripreso i "ritmi italiani", sicuri di dover aspettare un bel po' di tempo prima di ripiombare nel video gioco ucraino, giunge da Kiev - via Vicenza - una nuova notizia che cambia per l'ennesima volta le carte in tavola: l'udienza di appello è stata fissata il 6 dicembre prossimo!!! Dopo un iniziale stato di confusione e disorientamento, abbiamo di nuovo stravolto i nostri programmi (specie quelli professionali) e ci siamo immediatamente attivati per organizzare la partenza (la terza per Paola, la quarta per Matteo). Il volo è prenotato per domenica prossima: ancora non sappiamo se riusciremo a fare un passaggio da Vova prima dell'udienza, ma la speranza è di regalare al cucciolo di cosacco una sorpresona coi fiocchi (è pur sempre San Nicolò) prima di presentarci in aula per l'ultimo atto di questa strana vicenda. La notizia dell'appello il 6 dicembre è inaspettata e positiva perché, comunque vada a finire, è bene giungere presto all'epilogo. Visti i precedenti il nostro stato d'animo è orientato al "basso profilo" e ad un atteggiamento cauto e prudente. Non possiamo tuttavia rinunciare al blog e al nostro personalissimo (mica tanto...) diario, che continuerà ad accompagnarci e accompagnarvi in un viaggio che non si è mai interrotto. Si ricomincia amici: a noi i post, a voi i commenti, al destino il finale.

sabato 19 novembre 2011

Si continua a combattere

Eccoci di nuovo qui, a raccogliere l'invito di molti a mantenere vivo il blog, almeno per segnalare novità o notizie essenziali. Ci siamo resi conto che dall'Italia è molto più difficile scrivere, assorbiti come siamo dagli impegni di lavoro, dagli affetti e dalla cucina (uno dei due - non diremo chi - ha particolarmente patito la lontananza dai fornelli...). La prima domenica a casa l'abbiamo trascorsa in compagni di Giorgia e Fabio: un pranzetto come si deve, alla friulana, tante chiacchiere sul senso delle cose, del buon vino qua e là, diversi brindisi alla sfiga che ci ha perseguitato nelle nostre esperienze ucraine. Una sintonia non comune, che Giorgia ha descritto molto bene nel suo blog (al quale vi rimandiamo).
Nel frattempo lunedì scorso sono uscite le motivazioni della sentenza: leggerle è stato come ricevere un pugno nello stomaco (non ne abbiamo prese abbastanza?) perchè il giudice ha confermato, senza alcun ritegno, la linea intrapresa in dibattimento. E' vero, c'era da aspettarselo: difficile immaginare un improvviso cambiamento di rotta. Il fatto è che se un giudice può scrivere ciò che gli pare in una motivazione, comprese le sue opinioni personali e interpretazioni arbitrarie che non tengono fede delle testimonianze, allora c'è poco da stare allegri visto che in un modo o nell'altro dovremo ancora confrontarci con il diritto ucraino e con i suoi "controllori". Due esempi su tutti: il giudice scrive che l'opinione di Vova non può essere presa in considerazione, perchè il bambino ha una diagnosi di ritardo cognitivo. Perchè, allora, ha preteso che il bambino fosse presente in aula per tutte e quattro le sedute? E che dire del certificato psichiatrico che lui stesso (il giudice) ha preteso in sede di pre-udienza? E non era proprio quel certificato che eliminava la diagnosi di ritardo cognitivo? In secondo luogo, nelle conclusioni il giudice scrive che il parere del suo tribunale è che i bambini ucraini debbano essere affidati a famiglie ucraine e che l'adozione internazionale dovrebbe essere una rara eccezione. Ma questa è una sua opinione. Da quando in qua si includono pareri personali nelle motivazioni di una sentenza? Insomma, ce n'è da contestare... Il nostro giudice di fiducia Eugenio (che nobilita una categoria che altrimenti... beh, lasciamo perdere....) alla lettura della sentenza ha usato questa espressione: "un suicidio professionale". Già, peccato che tale sarebbe in Italia. Ma in Ucraina? Ovviamente noi riteniamo che la sentenza sia contestabile e attaccabile, per cui, come promesso, non smetteremo di combattere. Abbiamo già dato mandato agli avvocati di presentare ricorso in appello e stiamo definendo la strategia per le prossime tappe. Di positivo c'è che cambieremo senz'altro giudice e città (da Luboml si va a Lyutsk), di negativo c'è che il procuratore (quello che ci ha pugnalato alle spalle) sarà lo stesso. I tempi, purtroppo, ci sono ancora ignoti: si parla di un paio di mesi (gennaio o febbraio). Probabilità di riuscita? Anche questo non lo sappiamo, perchè l'esperienza ormai insegna che in Ucraina non esiste la certezza del diritto, ma solo l'inclinazione più o meno favorevole del giudice. Ne abbiamo già incontrato uno spudoratamente fazioso... ora vedremo cosa ci riserverà il destino. Ad ogni modo la nostra determinazione non cala, pronti a dare battaglia fino a quando la legge ci consentirà uno spiraglio, un appiglio. Vova è là che ci aspetta, a modo suo sereno, e ci ha già fatto sapere cosa vuole per Natale. Lo accontenteremo ci certo, non è una richiesta pretenziosa. Ma se invece della slitta e delle renne Babbo Natale fosse alla guida di un pullman... con dentro un condominio intero? Salghino, siori, salghino: le iscrizioni sono aperte!!!

giovedì 10 novembre 2011

Siamo a casa

Ecco. Siamo a casa.  Siamo stati accolti dal vostro abbraccio virtuale (50 commenti  … incredibile)  e dall’affetto dei nostri familiari; incontrandoli abbiamo capito che vivere la nostra storia da lontano per qualcuno è stato dolorosissimo: anche questo non è giusto. Le persone che ci vogliono bene hanno portato sul cuore un peso enorme forse più grande di quello che abbiamo dovuto portare noi che almeno eravamo lì a combattere. Adesso ci dedicheremo un po’ a loro, a voi; vogliamo che sappiate che questo pezzo di strada così faticoso non ci ha annientato. Siamo pronti a ricominciare il cammino carichi di un’esperienza che ci ha allo stesso tempo donato e rubato tanto. Ci ha donato una nuova consapevolezza sui noi stessi: abbiamo sbattuto la faccia contro i nostri limiti e ci siamo sempre rialzati scoprendo via via le nostre risorse individuali e di coppia; ci ha donato un condominio di sorprese e certezze; ci ha donato gli occhi di un bambino fortissimo che ci ha fatto morire prima di lasciarsi andare a noi e che ci ha fatto morire di nuovo quando abbiamo dovuto salutarlo ieri. Lui invece va avanti sempre a testa alta con la spensieratezza di chi sa che nella vita le cose bisogna viverle nel momento in cui succedono. Mentre cercavamo di spiegargli che saremo tornati in Italia “per tanti, tanti giorni”, lui ci guardava con l’aria di chi sta pensando: “si, ma adesso siete qui … giochiamo e basta”! Cerchiamo di attingere da questa ingenua saggezza quello che ci serve per provare a continuare il cammino. Lunedì il nostro avvocato ritirerà la sentenza e ogni decisione su un eventuale appello è rimandata a quel momento. Ma adesso siamo qui con voi a casa e non vediamo l’ora di abbracciarvi per davvero (aspettatevi delle convocazioni per riunioni condominiali – magari a gruppi, suddivisi per “scale”).

martedì 8 novembre 2011

Il complotto

Quante volte abbiamo immaginato questo post... lo abbiamo sognato. Abbiamo sperato che in un modo o nell'altro anche il blog, come la nostra disavventura, avesse una pagina conclusiva con un lieto fine. "E vissero tutti felici e contenti..." doveva essere l'unica certezza di questo viaggio e del suo diario: tutto il resto lo avrebbero scritto gli eventi, i fatti, gli episodi. Invece ci troviamo qui, affranti, a cercare parole opportune - semmai ce ne fossero - per chiudere questo nostro racconto iniziato, ironia della sorte, esattamente tre mesi fa. Nessuno avrebbe mai immaginato l'incubo che ci è toccato vivere e nessuno - forse nemmeno noi - si sarebbe aspettato che potesse accadere per davvero. Ma è accaduto: sentenza NEGATIVA.
E' vero: in qualche modo eravamo preparati e avevamo tentato di preparare anche voi. Per certi versi era nell'aria... Ma quanto ci è toccato vivere oggi è andato ben al di là di ogni crudeltà, perché hanno voluto tenerci sulla graticola fino all'ultimo e, peggio, hanno alimentato false speranze fino al colpo di scena finale.
La giornata di ieri è stata surreale e straordinaria assieme. Avevamo deciso di giocarci le ultime carte e così abbiamo fatto, andando a trovare la nonna di Vova in un villaggio sperduto. Abbiamo trascorso più di un'ora con lei, abbiamo bevuto il latte della sua mucca, abbiamo promesso che non avremmo mai interrotto i contatti. Non contenti, abbiamo incontrato anche la figlia (sarebbe la zia di Vova): siamo andati a trovarla a casa, a Lyutsk, ci siamo intrattenuti a parlare anche con lei. 400 km di viaggio in tutto, una giornata intera in macchina, per assicurarci che nessuno avesse intenzioni serie di adottare Vova. Di più: abbiamo ottenuto il loro consenso a condizione che fosse Vova in persona a dire di voler venire in Italia e con il rinnovo della promessa che avremmo mantenuto i rapporti.
L'udienza di oggi si è aperta con la testimonianza delle maestre del primo istituto di Vova, che hanno confermato come nessuno - fatta eccezione per una visita della nonna avvenuta ancora nel 2010 - si fosse mai interessato al bambino. Poi è stata data la parola al direttore dell'istituto attuale, il quale ha confermato il suo parere favorevole all'adozione, dilungandosi in un discorso commovente sull'importanza della famiglia per un bambino e sull'influenza positiva che la nostra presenza ha avuto sul piccolo.
Dopo 4 udienze e oltre un mese di dibattimento, il giudice ha finalmente dato la parola a Vova, affermando che si entrava nel momento decisivo e più importante della vicenda processuale. Il nostro cucciolo di cosacco, a domanda precisa si è alzato in piedi, ha guardato in faccia il giudice e ha fermamente risposto di voler andare in Italia con papà Matteo e mamma Paola. Tutti - ci è sembrato perfino il giudice - hanno tirato un sospiro di sollievo, come se quell'affermazione, innocente ma autentica, fosse sufficiente a spazzare via tutte le difficoltà incontrare finora. Anche la nonna e la zia di Vova, presenti in aula, non hanno battuto ciglio. Giorgio, il nostro referente e interprete, ci ha stretto il braccio, in segno evidente di soddisfazione per la piega presa dal processo. E invece...
Il procuratore, che fino a oggi ci era parsa persona a modo e sensibile alla nostra istanza, ha chiesto una pausa di 5 minuti e si è precipitata a telefonare con il cellulare in corridoio. Sul momento non abbiamo capito cosa stesse accadendo, eravamo ancora euforici per la grande prova di determinazione del nostro cucciolo di cosacco. Quando l'udienza è ripresa c'è stato giusto il tempo di ascoltare le dichiarazioni finali: le nostre, quelle dei servizi sociali, quelle dell'istituto, ovviamente tutte coerenti fra loro e in linea con con quanto accaduto. Poi ha preso la parola il procuratore: dopo aver confermato la regolarità della nostra documentazione, dopo aver sottolineato la positività del rapporto fra noi e il bambino, dopo aver preso atto della volontà di Vova, ha evidenziato "difetti" nel lavoro svolto dai servizi sociali, che non avrebbero rilevato importanti (?) legami familiari che invece sono emersi in corso di processo. Ha dunque concluso il suo intervento esprimendo parere negativo alla nostra istanza e invitando la corte a prendere in considerazione un eventuale affido/tutela/adozione da parte della nonna. Siamo rimasti esterrefatti da questo improvviso cambiamento di rotta da parte del procuratore, convinti, a questo punto, che si sia trattato di un fantoccio mosso in realtà da qualcun altro (ecco spiegata la famosa telefonata nei 5 minuti di pausa). Il giudice, dopo oltre mezz'ora di camera di consiglio, ha solo dovuto confezionare il pacco, decretando la sua sentenza, che respinge la nostra domanda di adozione e accoglie i rilievi del procuratore.
Che si sia trattato di un complotto studiato a tavolino è nella cronaca dei fatti. La determinazione di Vova e l'atteggiamento mansueto di nonna e zia hanno solo scombinato i piani, costringendo i nostri aguzzini al "piano B". Ma la sentenza, in realtà, era già scritta. E forse da diverso tempo.
Amici, consideriamo quanto accaduto di una gravità inaudita. Non si tratta solamente di un'ingiustizia nei nostri confronti o, cosa ancora più grave, nei confronti di un bambino. Riteniamo che in questa farsa si siano palesate irregolarità, stranezze, pregiudizi, ostruzionismi che non possono essere taciuti e che non appartengono a uno stato di diritto. Vedremo in quali sedi e con quali strumenti sarà possibile denunciare "istituzionalmente" ciò che oggi vi scriviamo sulla scia dell'emozione. Ora, a poche ore dall'accaduto, non diamo nulla per scontato: le decisioni importanti devono essere prese a bocce ferme o dopo opportuni consulti.
Fin d'ora, tuttavia, siamo certi di aver subito la più grande ingiustizia della nostra vita. Ci conforta sapere che la nostra rete di affetti è forte e vasta. Quest'esperienza assurda ci ha però confermato quanto preziose e genuine siano le nostre relazioni: non dimenticheremo mai il bene che ci avete regalato in questi tre mesi e già domani faremo il possibile per portarne una bella fetta anche a Vova. Proveremo a spiegargli che un condominio intero lo ha aiutato a riprendersi la sua infanzia e lo sosterrà sempre, con il pensiero o con la preghiera. L'amore che abbiamo ricevuto noi, attraverso commenti, citazioni, preghiere, canzoni e poesie rimane un tesoro inestimabile che non ci porterà via nessuno e che ci servirà senz'altro per ripartire ancora, senza rimpianti, e continuare il viaggio. Ovunque ci condurrà la strada...

domenica 6 novembre 2011

Ci siamo

Carissimi,
quella di domani sarà una giornata intensa, anche emotivamente. Qui a Kovel arriverà Giorgio, il nostro referente "capo": dovremo girare un po', fra servizi sociali, tribunale, istituto e poi chissà dove alla ricerca di qualche contatto utile a districare la matassa. Saranno le ultime carte che possiamo giocare in questa complicata partita e già sappiamo che rappresentano un tentativo disperato, ma va comunque fatto.
Per tutte queste ragioni domani, vigilia dell'udienza, difficilmente riusciremo a postare qualcosa. Lo facciamo allora oggi. A Kovel è una domenica grigia e freddina, che trascorreremo quasi interamente in albergo. Non potremo nemmeno fare la nostra consueta visita a Vova perchè Viktor ha un altro impegno e non può proprio accompagnarci a Golodny. Ce ne staremo rintanati in camera, sperando che il collegamento Internet tenga a sufficienza per qualche chiamata su Skype e, perché no, per tentare di vedere la partita dell'Udinese in streaming (esperimento già riuscito qualche giorno fa...).
Teoricamente l'udienza di martedì dovrebbe concludere la nostra vicenda giudiziaria a Luboml (il condizionale è d'obbligo). In questi ultimi giorni abbiamo tentato di muovere tutto ciò che potevamo, dall'ambasciata alla CAI (la commissione governativa per le adozioni internazionali), ma tutti ci riferiscono che non c'è alcuna possibilità di interferire con l'autonomia di giudizio di un tribunale ucraino. Siamo dunque nelle mani del giudice: per il comportamento avuto finora, martedì ci attendiamo una sentenza negativa, a meno che non accada qualche insperato evento che possa cambiare le sorti del procedimento. Eventuali decisioni sul prosieguo (appello o rinuncia definitiva) le prenderemo solamente a giudizio avvenuto, confermando fin d'ora che è nostra intenzione tentare qualsiasi soluzione per portare in Italia questo bambino. Dobbiamo però fare i conti con una realtà amara e inattesa, perché anche l'appello (con relativi tempi e costi emotivi) potrebbe non servire a nulla. E' già accaduto. Il problema non è tanto la casistica (molti fra voi ci insegnano che ogni caso è una storia a sè), ma il clima culturale attorno a noi, che evidenzia come l'Ucraina abbia ormai assunto un atteggiamento di ostilità all'adozione internazionale, in tutte le sue forme (la famosa legge dell'11 luglio scorso ne è un esempio lampante).
In queste ore di apnea stiamo lavorando su noi stessi per prepararci a qualsiasi finale. I nostri silenzi hanno questa motivazione. Abbiamo anche iniziato a spiegare a Vova tutti i problemi incontrati finora e lui sembra capire; non fa domande e non si lamenta. E' un bambino forte e secondo noi uscirà a testa alta da questa esperienza anche se dovesse finire qui. Come ha ben scritto qualcuno di voi, nella peggiore delle ipotesi gli avremo regalato due mesi di serenità, spensieratezza e amore.

giovedì 3 novembre 2011

Silenzi, consigli, pensieri

Silenzi... i nostri. Ci siamo presi un paio di giorni di pausa dal blog: qui ci sforziamo di trovare qualcosa di interessante da raccontarvi, ma non è facile. Ci sono giorni in cui non succede proprio niente: la visita in istituto ci occupa al massimo 4 ore, viaggio compreso. Per il resto ce ne stiamo rintanati in camera, senza poter fare molto. Anche Vova sembra cogliere il disagio di questa fase di stallo, e negli ultimi nostri incontri ci è parso un po' assente. O forse siamo noi che trasferiamo su di lui i nostri stati d'animo.

Consigli... i vostri. Ci scaldano il cuore e ci riempiono le giornate. Apprezzatissimi quelli sulla salute... tutti davvero ottimi, specie quello di Simona a base di Vodka (una materia prima che da queste parti non manca mai). Matteo sta decisamente meglio, Paola, visti i rimedi proposti, si è fatta contagiare. Ci sono poi gli altri consigli, quelli per preparare Vova ad un eventuale esito negativo dell'udienza. E' la parte più difficile della faccenda.

Pensieri... i nostri e i vostri assieme. I vostri, nei nostri confronti, che ci scaldano il cuore e ci fanno compagnia. I nostri, quando non sono a casa con voi, volano continuamente all'appuntamento di martedì e a quello che potrebbe succedere dopo. Ormai sappiamo di dover arrivare preparati all'udienza e di non lasciare nulla di intentato, ma cominciamo anche a mettere in conto che dopo aver combattuto fino in fondo dovremo accettare con coraggio qualunque finale.

lunedì 31 ottobre 2011

Piccoli cedimenti fisici

Dopo quasi tre mesi di strenua resistenza ... dobbiamo registrare il primo cedimento fisico di un elemento della squadra: Matteo è influenzato, cappottato a letto sotto l'effetto di abbondanti dosi di paracetamolo. Stamattina siamo riusciti comunque a fare la nostra visita quotidiana a Vova che come al solito ci ha accolto splendidamente. Dopo una settimana di vacanza per i bambini dell'Istituto è ricominciata la scuola e quindi il piccolo studente si è presentato con una specie di uniforme: pantaloni neri di fustagno, giacca verde, camicia viola abbottonata fino al colletto, mocassini marroni (dobbiamo ancora riprenderci dallo shock, ma a fin di bene si può anche mentire: "che elegante!!!"). Da un paio di giorni ci viene assegnata una specie di camera dei giochi, dove possiamo finalmente stare tranquilli e in intimità, al riparto dalla curiosità degli altri bambini (come al solito fa eccezione il solo Viktor, che non manca mai di passare a salutarci).
La giornata di oggi è stata segnata da due momenti che hanno risollevato il nostro morale: la lettura di un commovente post sul blog di Giorgia e Fabio, divenuti ormai fratelli di sventura, e una videochiamata speciale via Skype che ci ha fatto riabbracciare, sia pure idealmente, una persona che abbiamo tanto pensato in questi giorni difficili. Andiamo a dormire con una conferma: noi senza i nostri amici non andiamo da nessuna parte.

sabato 29 ottobre 2011

Strategie

Ci sono le vigilie delle udienze (ormai tre!), ma ci sono anche i giorni dopo... E il giorno dopo è sempre il momento della riflessione, che stavolta coinvolge un po' tutti quanti. Dai vostri commenti giungono proposte, suggerimenti, idee, che naturalmente accogliamo di buon grado, ma tutto va opportunamente vagliato. Stiamo definendo la strategia con i nostri referenti e i nostri avvocati in vista dell'8 novembre.
Ormai tutti partiamo dal presupposto che il giudice attuale è apertamente contrario all'adozione e, dunque, a Luboml non ci sono molte speranze di successo. Poco importano, a questo punto, le sue assurde motivazioni e le modalità di conduzione dell'udienza: non possiamo farci niente. La ricusazione del giudice - suggerita da qualcuno di voi - è una strada percorribile, non tanto per sperare in una sostituzione, ma per preparare il terreno in vista dell'eventuale (a questo punto probabile) appello. Piccola digressione tecnica: in Ucraina l'istanza di ricusazione viene presa in esame dallo stesso giudice per il quale si richiede la ricusazione (vi preghiamo di evitare i commenti...); è pertanto altamente improbabile, se non impossibile, ottenere la sostituzione del giudice. La domanda di ricusazione, tuttavia, rimarrebbe agli atti e acquisirebbe senso e importanza in sede di appello. Prima di adottare questa soluzione cercheremo altri contatti sui quali, per il momento, preferiamo non dire nulla. Fino all'8 è utile continuare a lavorare sottotraccia: casomai il clamore (tipo scatenare l'inferno con stampa, politica e quant'altro) lo prenderemo in considerazione a sentenza negativa avvenuta. Sappiamo che la "rete" del condominio è vasta e validissima: se sarà necessario, al momento opportuno, penseremo a far partire il domino, e da qualche parte arriveremo.
Vova, intanto, sta bene. Siamo andati a trovarlo di mattina e ci ha accolto ancora una volta calorosamente, orgoglioso di poter attraversare i corridoi dell'istituto stringendoci per mano. E' purtroppo difficile trovare un po' di intimità: ogni volta che ci muoviamo abbiamo uno dozzina di bambini che ci seguono festanti e speranzosi di ricevere una caramella o un biscotto (puntualmente accontentati). Abbiamo così affidato il servizio d'ordine ai nostri due corazzieri di fiducia (Viktor e Andiry) che da perfetti buttafuori si piazzano sulla porta dell'aula a noi assegnata e fanno filtro. Oggi, a dire la verità, sono stati poco professionali perché si sono intrufolati nella stanza con noi e prima hanno giocato a Uno con Vova e Matteo, poi si sono sparati in nostra compagnia "Toy Story 3". Che dire: in fondo se lo meritano anche loro...

venerdì 28 ottobre 2011

Dentro a un incubo

Se solo fossimo un po' più forti dovremmo avere il coraggio di non scrivere più nulla su questo blog, almeno per qualche tempo. Ma sentiamo che le forze cominciano a venir meno e il blog è ormai diventato una sorta di appuntamento terapeutico serale, perchè ci fa "svuotare" i nostri pensieri e ci regala ogni volta i vostri commenti. Ci attacchiamo a voi, insomma. C'è ormai poco da dire sull'incubo che stiamo vivendo: non avremmo mai voluto coinvolgere tante persone se solo avessimo avuto il sospetto di quanto ci sarebbe capitato. Ma ormai il danno è fatto e per quanto genuine siano state le nostre intenzioni, ora non possiamo più fare a meno di proseguire il racconto, anche se la piega che lo scritto sta prendendo non è felice.
Siamo giunti al terzo rinvio consecutivo, robe che qui in Ucraina non si sono mai viste per un'adozione. Tutti continuano a dirci che non era mai capitata una cosa simile, che le motivazioni del giudice sono assurde, che le sentenze per questo genere di cose sono spesso scontate e veloci. Sarà, ma a noi sta andando tutto storto.... Il prossimo appuntamento è fissato per l'8 novembre e al di là delle ragioni futili che hanno determinato questo ulteriore slittamento, è ormai chiara una cosa: abbiamo trovato un giudice esplicitamente ostile all'adozione (in generale...), che sta facendo tutto il possibile (forse anche di più) per metterci i bastoni fra le ruote. Parenti senza più diritti, per di più sprovvisti di documenti che attestino il loro effettivo legame con Vova, sono stati ascoltati e convocati come parti in causa. Sono state suggerite loro le procedure per ostacolare la nostra adozione, la segretaria del giudice ha aiutato la presunta nonna di Vova a scrivere una deposizione. Per contro, un'ora e mezza di lettura della documentazione presentata da noi, che raccoglie due anni e mezzo di fatiche, rincorse, carte bollate, apostille varie fra Italia e Ucraina, è stata messa quasi alla berlina, perché "i bambini ucraini non possono lasciare il paese con tanta facilità". Per due udienze consecutive Vova è stato tenuto "bloccato" in aula, per 6/7 ore complessive, senza che gli fosse rivolta una domanda o senza aver mai sentito le sue intenzioni. I servizi sociali di Lyuboml e il personale dell'Istituto sono stati accusati - sempre dal giudice - di aver agito con troppa sufficienza, e di aver dato per adottabile un bambino che potrebbe ancora avere un futuro in Ucraina (sotto la tutela di una presunta nonna che lo lascerebbe comunque in istituto).
Per come stanno andando le cose, qui si comincia a parlare di soluzioni che fino a non molto tempo fa parevano improbabili, fantascientifiche: ricusazione del giudice e appello in altra città. In ogni caso stiamo parlando di battaglia legale, lunga, faticosa e comunque senza certezza di esito positivo.
Abbiamo deciso di rimanere qui, fino all'8 novembre, consapevoli delle probabilità di una sentenza negativa (non siamo noi pessimisti, ce lo dicono i nostri legali...). Avremo ancora giorni a disposizione per andare a trovare Vova, per spiegargli ciò che sta avvenendo, per capire fino a che punto è lecito dargli speranze. Il senso di ingiustizia che stiamo provando è poca cosa in confronto alla travagliata storia di questo bambino, che non riesce a trovare pace nemmeno quando il destino sembrava offrirgli una possibilità. Noi non facciamo un passo indietro e daremo tutto fino a quando ci sarà un briciolo di speranza.

giovedì 27 ottobre 2011

Una certezza, pochissime illusioni.

Dopo la straordinaria accoglienza di ieri, anche oggi abbiamo trascorso più di due ore con Vova. Due ore che restituiscono senso ed entusiasmo a quanto stiamo facendo. Due ore che bastano a dire "ne vale la pena". Vedeste i suoi occhi quando arriviamo, il suo bisogno di stringerci e tenerci per mano, i "russamenti" continui, la sua felicità... sono le cose più importanti e preziose che stiamo regalando a questo bambino, e che lui sta regalando a noi. Non servirebbe aggiungere altro: l'essenza della nostra scelta di adozione è in questi momenti. Non possiamo però dimenticare che in piedi c'è anche una vicenda giudiziaria complessa, che sta divenendo sempre più difficile e ostica per ragioni a noi sconosciute. Ma tant'è... Dunque è bene essere pronti a tutto, ancora una volta, esattamente come alla vigilia dell'udienza del 18. Anche oggi, infatti, il clima attorno a noi è pesante: all'ora in cui scriviamo (per la precisione le 17.30 locali) manca ancora un documento che doveva essere rilasciato dal Dipartimento. Alcune informazioni raccolte dall'assistente sociale, inoltre, lasciano intendere nuovi colpi di scena per domani, ovviamente sfavorevoli alla causa. Nostro malgrado crediamo di essere ormai sufficientemente navigati per capire che aria tira. E siccome non tira una buona aria, è bene non illudere noi stessi nè gli abitanti del condominio, che tanto ci hanno sostenuto in questi due mesi e mezzo. Nel caos totale delle leggi, della burocrazia e, soprattutto, delle intenzioni umane, rimane una certezza. Che ha occhi caldissimi, anche se color ghiaccio

mercoledì 26 ottobre 2011

Aggrappati. In tutti i sensi.

Tensione alle stelle... lo dicevamo già ieri. Al nostro rientro in Ucraina tutto sembrava andare storto, dalle maestre di Vova che non si fanno trovare, al referente scomparso, al treno con gli scompartimenti sbagliati. Ma se c'è una cosa che abbiamo imparato - e bene - in questa nostra esperienza, è che a queste latitudini i problemi vanno affrontati con la dovuta pazienza e, soprattutto, uno alla volta. Altrimenti si sclera. E così abbiamo prima di tutto affrontato il viaggio in treno, capitando in uno scompartimento "fortunato": un solo passeggero oltre a noi, peraltro giovane e discreto, che non ha proferito parola per tutto il tragitto. Noi, stanchi e tesi, ci siamo addormentati subito dopo la partenza e ci siamo risvegliati praticamente a Kovel. Il secondo motivo di tensione - forse il principale - era legato al nuovo incontro con Vova. Negli ultimi tre giorni non eravamo mai riusciti a sentirlo e le uniche notizie raccolte dal nostro interprete riferivano della sua tristezza. Non siamo mai stati lontani tanto a lungo: come reagirà stavolta? Quale sarà il suo atteggiamento nei nostri confronti? Domande - ricorderete - che ci eravamo già posti dopo il brusco allontanamento del 18 ottobre. Ma oggi dovevamo fare i conti con ben 6 giorni di distacco, durante i quali non siamo riusciti, non per causa nostra, a mantenere la promessa di una telefonata al giorno.
Ogni tanto i disguidi burocratici e i capricci del giudice ci hanno tolto l'entusiasmo, facendoci addirittura dubitare sul prosieguo del percorso. Presi per sfinimento, si diceva ieri. Disarmati dalle lungaggini, dai rinvii, dal tempo che passa. Privati di ogni energia residua dalle incongruenze del sistema, dagli ostacoli, dalla regolarità degli imprevisti. Prosciugati nello spirito.
Il bambino che ci ha accolto oggi, in istituto, ci ha confermato in modo inequivocabile qual è la ragione per cui siamo qui e perchè si deve e si dovrà combattere fino alla fine, senza risparmio. Vova ci è corso incontro impazzito, ci è saltato al collo e ci ha stretto forte, forte, forte, come non aveva mai fatto da quando le nostre strade si sono incrociate. Non ha mollato la presa per diversi minuti, quasi impaurito che gli sfuggissimo ancora. Non ha fiatato, ha solo fatto ricorso a tutte le sue forze per stringere tutto ciò che gli capitava a tiro: un braccio, il collo, una gamba, la mamma tutta intera. E poi qualche lacrima è scappata. Non avevamo dubbi sulla forza di questo legame. Ora non abbiamo dubbi sulle energie che questo bambino è in grado di trasmetterci ad ogni nuovo incontro. Daremo tutto, piccolo cucciolo di cosacco. Tutto.

martedì 25 ottobre 2011

In viaggio, fra scali e pensieri

Postiamo velocemente dalla stazione di Kiev, dove ci troviamo per una sosta obbligata di 5 ore. La prima parte del viaggio, quella in aereo, è andata bene: ora ci attendono 12 ore di treno in uno scompartimento a 4 posti (quelli da due erano esauriti). Attendiamo dunque di conoscere i volti e soprattutto l'odore dei nostri compagni di viaggio. Il morale non è un gran che, lo ammettiamo. Anche oggi non siamo riusciti a sentire Vova (le maestre non rispondono) e non siamo così riusciti a dirgli che domani saremo da lui, come promesso. Poi giungono notizie poco confortanti dai nostri avvocati: pare che tribunale e Dipartimento ancora non riescano a parlarsi per l'invio di un nuovo documento, ritenuto essenziale per l'udienza di venerdì. I giorni passano e temiamo che in assenza di quanto richiesto, il giudice possa rinviare ancora, confermando una strategia che pare a questo punto molto chiara. Non vogliamo essere pessimisti a tutti i costi, ma qui ci stanno prendendo per sfinimento e le scottature già prese bruciano ancora. Un bel po'...

lunedì 24 ottobre 2011

Grazie a tutti: noi ripartiamo!

Dopo un giorno di pausa (il desiderio di incontrare, salutare, ringraziare, abbracciare tutti di persona ha avuto il sopravvento ...) riprendiamo il nostro racconto. Siamo felici di poter dare una buona notizia anche se non ci riguarda direttamente: Barbara e Moreno, due nostri amici con cui stiamo condividendo l'avventura ucraina avevano oggi l'udienza per l'adozione della loro Masha: tutto si è concluso rapidamente e positivamente in 20 minuti. Questa notizia ridà un pò di speranza anche a noi che domani ripartiamo. Le sensazioni in questa ennesima sera di vigilia sono molto particolari: un pò di tensione per il viaggio, una leggera malinconia nel lasciare di nuovo la nostra casa e la nostra vita, un vago malessere al pensiero di quello che potrebbe succedere venerdì in tribunale, ma su tutto questo domina il grande desiderio di rivedere il piccolo cosacco. Oggi ci hanno detto che in questi giorni non è andato a trovarlo a nessuno e che lui è un po' triste... Ci viene voglia di prendere a sprangate chi ci ha impedito di portarlo a casa finora e di usare il teletrasporto per raggiungerlo immediatamente. Invece arriveremo a Kiev domani verso le 16, prenderemo il treno per Kovel  alle 21 e raggiungeremo Vova in istituto solamente mercoledì nel primo pomeriggio. E lo terremo stretto stretto a noi fino a quando gli passa la tristezza.

sabato 22 ottobre 2011

Normalità apparente

Era da tempo che non trascorrevamo un sabato così, un sabato dei "nostri". Mattinata a far piccole commissioni, spriz in centro con i "compagni di viaggio" a scaldarsi reciprocamente fra un cabernet franc e una polenta e musetto, saluti scout per Paola e partita di balon per Matteo (con tutto il rituale annesso, dalla meticolosa preparazione della borsa all'immancabile post partita al chiosco, vera essenza del calcio amatoriale). Per chiudere cena improvvisata a base di aglio, olio e peperoncino a casa di amici, tre ottime bottiglie di vino e castagnata finale. Se non fosse che tutti i discorsi fatti ci riportano alle avventure di Lyuboml, sarebbe stato un sabato di piacevole normalità, quella della nostra vita "precedente". Invece, nonostante i tentativi di resettare, testa e parole tornano immancabilmente a quanto ci sta capitando e tornano soprattutto a Vova, che ci aspetta scortato dai suoi due corazzieri. A proposito: c'è stata anche una nuova telefonata, decisamente migliore di quella di ieri. Lui continua a contare i giorni che mancano al nostro ritorno e stavolta, fra un "da" e un "dobre" è spuntato un "ti voglio bene" in italiano perfetto che riempie il cuore e almeno per un istante cancella la rabbia.

venerdì 21 ottobre 2011

Prima telefonata dall'Italia

... anche oggi non deve passare senza un piccolo ma importante aggiornamento: abbiamo telefonato a Vova in istituto, tutto da soli e senza l'aiuto di interpreti. La notizia è che siamo riusciti a far capire chi eravamo e farci passare il piccolo. Deve essere stato un momento di grande entusiasmo generale: la vicedirettrice che entra nella camerata della classe di Vova con il cellulare in mano dicendo: "Volodia, è per te!" Lui deve essersi sentito un gran figo e ha tenuto il telefono per un po'. Il tempo di farci capire che ha visto tanti film, che si è scaricata la batteria ma che lui l'ha saputa  ricaricare. E soprattutto che mancano 4 giorni (in realtà sono 5 ma non importa).

giovedì 20 ottobre 2011

Uno strano ritorno

La notizia di oggi è che siamo arrivati in Italia. In un modo o nell'altro ce l'abbiamo fatta. Perché anche il viaggio di questa mattina è sembrato la fotografia di questa nostra avventura, condito di suspance e trepidazione fino all'ultimo, quando siamo riusciti a salire sull'aereo supplicando il personale dell'aeroporto che aveva già chiuso il check in. La partenza era fissata da Leopoli, molto più vicina a Kovel rispetto a Kiev. Per questa ragione abbiamo pensato di servirci ancora del prode Viktor, il quale, tuttavia, non deve aver mai preso un aereo in vita sua: ha sballato completamente il calcolo dei tempi convinto che si possa arrivare al terminal alle 9.40 con il volo fissato alle 9.50, un po' come si usa fare in stazione. Il sospetto ci venuto verso le 9.00, quando ci ha visto in apprensione e ci ha detto: "ma i biglietti non li avete già fatti?". A questo si aggiungano un paio di indicazioni sbagliate e l'inatteso traffico di Leopoli e il video-gioco è bello che pronto. A parte gli ulteriori sei anni di vita buttati nel cesso (avevamo un contratto con l'Altissimo per chiudere entrambi a 82, finiremo a 76...), quello che conta è che siamo a casa. Non era esattamente il ritorno che speravamo, ma non possiamo negare che sentire odore di caldarroste e vin brulè, i porcini fritti di nonna Clara, il cappone ripieno di faraona con dentro il polpettone di coniglio e mortadella di nonno Piero, sono cose che confortano non poco il cuore, ma anche lo stomaco, specie dopo due mesi di borsch e pilmini con la smetana. Da domani inizieremo i nostri maldestri tentativi di telefonate in ucraino all'istituto, per cercare di parlare con Vova. Siamo a casa, è vero, ma il pensiero è sempre là anche se sappiamo di averlo lasciato in buone mani: Andrej e Viktor, i due bambini più grandi che lo hanno convinto a venire via con noi la prima volta ci hanno rassicurato, "ve lo guardiamo noi". Loro parlano in ucraino e noi rispondiamo in italiano ... ma con loro ci siamo sempre capiti.

mercoledì 19 ottobre 2011

Sei proprio forte!

Siamo ripartiti, un'altra volta. L'ennesima. Ieri sera abbiamo dovuto fare i conti con il senso di vuoto: un vuoto tangibile - il letto di Vova, il suo pigiama, i suoi giochi - e un vuoto interiore, enorme. Stamattina abbiamo staccato dai muri tutti i suoi disegni, raccolto le sue cose, abbiamo comprato un lettore DVD e vi abbiamo caricato dentro i cartoni animati preferiti, la "Carica dei 101" su tutti (film piccoli cani, come direbbe lui...). E siamo ripartiti, un'altra volta. L'ennesima. Siamo andati in istituto, con il cuore in gola, come già accaduto in quel lontano 23 agosto, quando ci preparavamo al primo incontro. Oggi, come allora, ignoravamo la sua reazione: quale bambino ci accoglierà? Quale sarà il suo stato d'animo e come reagirà di fronte a questa nuova fregatura che ha ricevuto dagli adulti, stavolta noi? Ormai siamo entrati nell'istituto di Golodny decine di volte, ma mai come stamani abbiamo provato tanta paura. Poi lo hanno chiamato e lui.... lui ci è corso incontro, felice, curioso di vedere le cose che gli avevamo portato. Ed è stato ancor più felice nel vedere che non c'era nulla di nuovo (lettore DVD a parte), ma che erano le sue cose, quelle della camera d'albergo di Kovel. Abbiamo trascorso un'oretta e mezza di serenità - finalmente! - e gli abbiamo spiegato che per sei giorni non potremo vederci, perché servono ancora documenti complicati ed è meglio che lui ci aspetti là, assieme ai suoi amici. Lui ha capito, ha contato tutti e 6 i giorni che ci separano dal prossimo incontro e ha promesso che farà il bravo. La lezione di oggi, per noi, è stata fondamentale, forse decisiva. Mai come adesso abbiamo la certezza di aver incontrato un bambino fortissimo, che nonostante la sua tenera età è già in grado di affrontare qualsiasi evenienza, anche le più difficili. Nel tempo Vova ha imparato a difendersi da solo e siamo certi che saprà far fronte anche a finali diversi da quelli che tutti noi abbiamo sperato, uscendone comunque a testa alta e trasmettendo - lui a noi - la forza di cui c'è bisogno. Oggi è stato così e torniamo in Italia molto più sereni e sollevati.

martedì 18 ottobre 2011

Brutta battuta d'arresto

Solo poche righe per dire che tutto quello che avevamo cominciato a temere negli ultimi giorni si è materializzato oggi in aula. Il passato si è presentato ed è stato ascoltato. Anche se il personale dell'Istituto e gli assistenti sociali hanno parlato in nostro favore il giudice si è inventato un altro paio di cavilli per prendere tempo, ha rinviato l'udienza al 28 ottobre e ha preteso che il bambino venisse immediatamente riportato in Istituto. La separazione non è stata drammatica, sembra che questo bambino abbia imparato a non affezionarsi a niente e a nessuno. Gli abbiamo detto che torneremo a trovarlo e così faremo domani. Poi torniamo a casa per qualche giorno ... altrimenti non ce la facciamo. Saremo nuovamente qui  a Kovel due giorni prima dell'udienza e nel frattempo ci manterremo in contatto telefonico, ma forse questo tempo di separazione sarà utile anche a lui per fare un pò di chiarezza dentro di sé. Il 28 gli verrà chiesto esplicitamente con chi vuole stare... e questo sarà solo uno degli elementi della decisione finale.
In questo momento ci sembra di non avere più forza... ma proviamo a recuperare quella che resta. Domani andiamo a trovarlo e stiamo con lui un pò per capire come sta vivendo questa situazione; giovedì partiamo e cerchiamo di raccogliere nuovamente i pezzi.

lunedì 17 ottobre 2011

Pronti a tutto

Questo doveva essere un diario di viaggio. Quando siamo partiti, ormai due mesi e mezzo fa, volevamo condividere con i tanti amici e parenti la nostra grande avventura. Sapevamo che ci sarebbero stati momenti di difficoltà (e ce ne sono stati!) e ci siamo spesso interrogati sull'opportunità di questa esposizione pubblica. La nostra speranza - forse ingenua - era quella di rendervi partecipi della più grande gioia della nostra vita: abbiamo sempre fatto della relazione con gli altri il nostro modo d'essere e lo abbiamo spiegato, a modo nostro, anche durante la celebrazione del nostro matrimonio. Su chi siamo e su come vediamo le cose non abbiamo mai avuto dubbi. Ma ora qualche dubbio ci stringe lo stomaco, perché avremmo voluto utilizzare questo blog per raccontare una favola: la nostra favola e quella di Vova. Man mano che il tempo passa, tuttavia, ci troviamo sempre più in difficoltà e quando la sera facciamo il bilancio della giornata e proviamo ad immaginare una traccia per il post quotidiano, ci chiediamo fino a che punto sia giusto parlare apertamente di quanto sta accadendo quassù. Abbiamo continuamente filtrato, meditato, bilanciato e abbiamo sempre cercato di mantenere un "profilo basso", specie dal 3 ottobre in poi. A volte ci siamo preoccupati più per gli abitanti del condominio che per noi stessi. Ma questa sera, più di ogni altra volta, non possiamo non essere del tutto sinceri. Quella di oggi è stata una giornata pesante, molto pesante. Sono sorti nuovi e inaspettati ostacoli che rendono l'udienza di domani ancor più incerta. Evitiamo, per ovvi motivi, di entrare nei dettagli, ma d'un tratto sembrano ricomparire nella vita di Vova presenze che sembravano ormai svanite. La situazione è precipitata negli ultimi giorni e cominciamo a registrare un pessimismo diffuso, anche in chi fino ad ora ha sempre dispensato tranquillità e sicurezza. Stiamo preparando Vova a qualsiasi evenienza, per quanto possibile. Stiamo ripassando minuziosamente il piano, specie nella sua parte più difficile: quella di un eventuale  distacco. Molti di voi ci hanno detto che questa rimarrà in ogni caso una bella pagina di vita sia per noi che per Vova e vogliamo credere che sia così. Anche se la giornata di oggi ci ha messo di fronte alla complessità della situazione, non abbiamo perso completamente la speranza, ci stiamo solo preparando a questo passaggio delicato e vorremmo essere certi che siate preparati anche voi.

domenica 16 ottobre 2011

Ah, l'amour!

Sapevamo che prima o poi sarebbe capitato, ma onestamente mai avremmo creduto che accadesse così presto. E dobbiamo ancora farci un'idea precisa in proposito. Sta di fatto che il nostro Vova si è innamorato... Lei si chiama Sofia, naturalmente è bionda, con gli occhi azzurri, e abita a Kovel. L'incontro che ha fatto accendere la scintilla è avvenuto oggi, alle giostre davanti al ristorante dove di solito pranziamo. Di solito noi entriamo prima per ordinare e gli concediamo 5 o 10 minuti di svago in attesa che arrivi il cibo, e così abbiamo fatto anche stavolta. Ci siamo subito accorti che c'era qualcosa di strano quando lo abbiamo visto rientrate tutto trafelato e balbettante. Ci ha raccontato di questa bambina... Ha voluto a tutti i costi tornare fuori e regalarle una delle due macchinine di lego (ovviamente la più grande e la più bella, partorita la mattina stessa dal genio creativo di Matteo, roba che neanche Giugiaro...): ottenuto il consenso, si è precipitato di nuovo fuori con il prezioso presente. Lo abbiamo osservato a lungo: prima sull'altalena (fra dolci chiacchiere in ucraino), poi a rincorrersi su e giù dallo scivolo, poi sulla rampa vicino alle scale a far gare con le automobiline. Lei, la principessina, ha accettato il regalo (e ci mancherebbe, due ore di lavoro stamattina!!!) e ha dato appuntamento a domani. Lui, il principe azzurro, occhioni dolci e sguardo nel vuoto, ha viaggiato a due spanne da terra per il resto della giornata.
Scherzi a parte due considerazioni serie. La prima: Vova ha un incredibile bisogno di socializzare e dopo oltre un mese e mezzo trascorso costantemente con due adulti (per quanto di indole infantile) non vede di l'ora di stare con altri bambini (dopo tutto la vita di istituto almeno questo glielo offriva). Secondo: ci avevano detto che i bambini adottivi, specie all'inizio, sono di una generosità disarmante, perchè regalare qualcosa a qualcuno è un modo per provare un'esperienza a loro poco nota, ovvero il farsi volere bene. Vova anche in questo ci ha sorpreso e commosso, cedendo senza batter ciglio la sua macchinina più bella (e sarebbe stata ceduta anche la seconda se non lo avessimo convinto noi a "non esagerare"). I bambini che in Italia lo attendono hanno adesso un motivo in più per abbracciarlo quanto prima...

sabato 15 ottobre 2011

Dentro, a cuccia.

Freddo pungente in quel di Kovel. Oggi è scesa pioggia ghiacciata dal cielo plumbeo e nei prossimi giorni le previsioni indicano addirittura la prima neve. Complici le condizioni atmosferiche, le nostre sortite in centro sono ormai ridotte all'indispensabile, giusto per il pranzo o per qualche spesuccia al supermarket. Il resto della giornata si trascorre in hotel, dove i caloriferi sono già accesi per diverse ore al giorno. Nel tepore del nostro bilocale siamo dunque costretti a intensificare l'attività didattica, ma con i tanti materiali giunti dall'Italia con Matteo le sessioni sono decisamente meno pesanti. Grande successo ha riscosso la "linea del 20", così come i libri di Biribò, mentre desta una certa preoccupazione l'overdose de "La carica dei 101", che ha scatenato in Vova i primi comportamenti da dipendenza ("oggi rinuncio a Dragon Ball, ma fatemi vedere la mia dose quotidiana di Pongo e Peggy"). Sul fronte giudiziario nessuna nuova, salvo constatare una maggiore intraprendenza dei nostri referenti locali, segno inequivocabile che c'è preoccupazione anche da parte loro per l'udienza di martedì. Per il momento ce ne stiamo qui buoni a cuccia al riparo dal freddo e da tutto il resto.

venerdì 14 ottobre 2011

Verso l'udienza di martedì

Cari condomini,
il post di oggi lo dedichiamo a qualche spiegazione tecnica su ciò che avverrà martedì prossimo, anche per chiarire a tutti lo stato d'ansia che traspare dagli ultimi post e, più in generale, dal 3 ottobre scorso. Per ovvi motivi non possiamo entrare nei dettagli della vicenda giudiziaria; d'altra parte sappiamo con quale trasporto e partecipazione ci state seguendo e molti di voi non hanno avuto modo di conoscere le reali problematiche che ci tengono ancora inchiodati a Kovel. La premessa è che siamo molto tesi, perchè un eventuale ulteriore rinvio dell'udienza sarebbe difficilissimo da sostenere. In questo momento non riusciamo a pensare ad altro e anche nei post non riusciamo a nascondere tutta la nostra preoccupazione.
Dopo lunghe ed estenuanti trattative stiamo perfezionando la strategia da tenere in aula: abbiamo fatto tutto il possibile per accontentare le nuove richieste del giudice, ma sappiamo che ancora potrebbe non bastare. Per tale motivo ci presenteremo con due avvocati, pur sapendo che questa nostra decisione (ovviamente concertata con i referenti locali e con l'ente in Italia) potrebbe indisporre ulteriormente l'uomo con la toga. L'intervento degli avvocati lo valuteremo sul momento, a seconda dell'andamento dell'udienza: l'importante è sapere che potrebbero entrare in causa in qualsiasi circostanza. Dovremo essere bravi a leggere la situazione in presa diretta, specie per capire le vere ragioni per cui è maturato tutto questo ostruzionismo nei nostri confronti (interpretazione rigida della legge, motivazioni pregiudizialmente ideologiche contro l'adozione internazionale, o cos'altro?). E poi, l'avrete capito, esiste la concreta possibilità che in aula Vova debba fare i conti con il suo passato, specie se dovessero materializzarsi presenze che avremmo voluto evitare.
E' probabile che in caso di un nuovo rinvio Vova debba rientrare in istituto; è una prospettiva a cui non vorremo pensare ma alla quale dobbiamo cominciare a prepararlo. Mancano ancora tre lunghissimi giorni e cercheremo di goderceli comunque resettando, per quanto possibile, i pensieri più tristi.

giovedì 13 ottobre 2011

Tato è tornato

L'agganciamento con la coincidenza aereo-treno è dunque avvenuto con gran puntualità. Ma l'agganciamento più importante, ovvero il ricongiungimento familiare, si è materializzato stamattina alle 8.55, quando Vova ancora dormiva. E' stato svegliato dalla confusione (rumori simili all'apertura delle valige) e quando ha riconosciuto la figura di Matteo ha esclamato "Tato??? Oh, da! TATOOOOOOOO!!!!" e gli è saltato letteralmente al collo. E' stato un momento di grande commozione per tutti, subito seguito dall'esaltazione per le tante cose nuove giunte dall'Italia: il tanto agognato regalo (infallibile scatola di Lego), ciabatte invernali, un pigiama tutto rosso, un bomberino da panozzo, guanti e sciarpa in pendant, e poi libretti vari, un peluches, le carte da uno, due chiavette con svariati giga di film e dvd per tutti i gusti. Per Vova si è trattato solamente di cose nuove da vedere, toccare o indossare; per Paola ciascuno di questi oggetti ha portato con se i volti e le parole dei tanti amici e parenti che hanno contribuito al prezioso rifornimento. La giornata è poi proseguita con un'altra, breve, separazione. Paola e Vova hanno continuato la loro routine quotidiana, mentre Matteo è andato in spedizione con l'interprete Maria a far documenti in vista dell'udienza del 18. Purtroppo i risultati e soprattutto gli incontri di quest'oggi non ci danno la tranquillità che speravamo, per cui si continua a navigare a vista e ci si deve preparare a tutte le eventualità, anche le più difficili. Ma per ora siamo di nuovo in tre e questo è quello che conta...

Tato? Da!!!